La vita di Giovanna e suo marito a Città del Capo

Per tanti anni col desiderio represso di abbandonare l’Italia. A frenarli, c’era il fatto che non riuscivano a trovare il Paese giusto per ricominciare. Ma nel 2009, voilà, l’illuminazione.

Un viaggio in Sudafrica scioglie ogni dubbio. Da quel momento Giovanna Sartor e suo marito scelgono Città del Capo, la capitale dello Stato indipendente dell’ Africa Australe, situato nella parte meridionale, per regalarsi una nuova vita. Ma non un nuovo lavoro. I due, infatti, continuano ad occuparsi di IT come facevano a Milano, dove avevano una società che hanno venduto.

“In realtà -dice Giovanna, nata a Venezia nel ’64- mio marito è più impegnato di me. Io faccio networking, sono Vice-Presidente dell’International Women’s Club di Cape Town (www.iwccapetown.co.za) e scrivo recensioni di cibo sul Sudafrica per Identità Golose (www.identitagolose.it).

Il Paese ci è piaciuto subito, perché aveva tutto quello che cercavamo da anni. Il Sudafrica, infatti, è bellissimo, moderno, interessante dal punto di vista sociologico ed offre un livello ottimo di vita. La sua capitale è per me una delle città più belle al mondo”.

Vivere a Città del Capo, Sudafrica

Perché?

E’ una città di media grandezza, affacciata sul mare e con la spettacolare Table Mountain alle spalle. Ha circa tre milioni di abitanti e si estende su una superficie molto vasta.

Ha molti quartieri e townships, baraccopoli, da visitare solo con accompagnatori. Città del Capo è sicura. Però, non bisogna essere sprovveduti, quando la si visita.

E’ ricca di verde, anche se la sua caratteristica principale è il mare. Suggestivo il lungomare, che si estende per chilometri da nord a sud. Ha un downtown non molto esteso con alcuni grattacieli, tipo l’ABSA building, carini, ma non spettacolari.

Come sono le sue strade, le piazze e quali sono i posti imperdibili?

Le strade sono ottime, non ci sono molte piazze, dato che è una città moderna e come dicevo prima, la parte migliore è il lungomare.

C’è un bellissimo stadio, Green Point Stadium, costruito per i mondiali dell’anno scorso, proprio in centro. Tanti i posti imperdibili: Funivia (o per chi ama il trekking anche a piedi) sulla Table Mountain, Gita al Capo di Buona Speranza (Table Mountain National Park), con giro della penisola e visita a Simonstown e Kalk Bay. Giro per il centro città, la parte più etnica: Green Market Square e Long Street.

Vivere a Città del Capo, Sudafrica

Ancora?

Tour lungo la costa da Sea Point a Hout Bay, viste meravigliose e arrivo a Hout Bay, villaggio di pescatori con la Chapman’s Peak Drive, una delle strade più panoramiche del mondo. Gita a Robben Island, l’isola-prigione, dove Nelson Mandela fu detenuto per 27 anni. Gita sulla West Coast al West Coast National Park e alla laguna di Langebaan, e poi, al Biscuitmill, stupendo organic market del sabato mattina a Woodstock.

Si comprano prodotti organici, oggetti, abiti e si fanno assaggi di cibi di tutti i tipi, ostriche comprese, squisite. Da non perdere, anche la passeggiata nel Waterkant, detto Village, cuore gay della città, con un sacco di bar, ristoranti e club. Oppure nel Bo-Kaap, quartiere musulmano, anche questo al centro della città.

E’ un posto caratterizzato da casette colorate, disseminate su una collina (Signal Hill). Consiglio anche una Gita nelle wineries a Franschhoek e Stellenbosch con degustazione di vini. Imperdibile è anche il Giardino Botanico di Kirstenbosch.

I musei?

I più interessanti sono lo Slavery Museum e il Distric Nine Museum. Ci sono un museo di arte contemporanea abbastanza interessante e uno ebraico non male. Se si viene qui immancabile è la Visita al Waterfront, porto di Cape Town, turistico, carino, con una ruota panoramica, parecchi ristoranti, negozi, cinema e bar.

Consiglio una visita la domenica a pranzo da Mzoli, una macelleria, in cui si compra la carne, la si consegna ai braai master (coloro che fanno il BBQ, detto Braai quaggù). Mentre si attende che la carne venga cotta, si beve, si ascolta musica a volume mille e si balla. Questo posto si trova a Guguletu, in una township, ma se si va di giorno, non c’è problema. E’ l’unico posto di Cape Town, in cui ci si sente davvero in Africa.

Bellissimo. E poi: aperitivi a Camps Bay o a Clifton al tramonto, ristoranti di tutti i tipi, club con ogni tipo di musica.

Vivere a Città del Capo, Sudafrica

I posti sembrano affascinanti. E gli abitanti? Com’è vivere per un bianco in Suf¡dafrica?

Qui si apre un capitolo infinito. Cerco di sintetizzare: ci sono tre principali gruppi etnici: neri, bianche e colorati.

Dalla fine dell’apartheid i tre gruppi si stanno integrando sempre di più, con molti problemi. In generale, io ho amici in tutti e tre i gruppi e posso dire che Cape Town è una città tutto sommato facile e accogliente, però, io parlo molto bene l’ inglese, sono molto socievole e ho fatto molti sforzi per integrarmi.

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Cosa vuole dire?

Conosco persone che sono qui da una vita e per motivi vari (carattere, convinzioni, capacità di adattamento) si muovono solo in certi circoli (golf, club, etc) e non hanno alcun amico nero o colorato.

Ci sono tanti italiani?

Sì e, in generale, vengono accolti bene, soprattutto se hanno un approccio internazionale.

Di cosa si occupano?

La maggior parte degli italiani che conosco o è stata trasferita da aziende per periodi variabili oppure lavora nel settore della ristorazione e dell’ ospitalità: pizzerie, ristoranti, guesthouse. Ho degli amici pugliesi, che sono qui da un anno e fanno le mozzarelle buone.

E’ facile allora trovare lavoro per un connazionale?

Guardi, la cosa più semplice, è comprare una guesthouse o aprire un ristorante. Si guadagna poco, però. E sa perché? Ce ne sono tantissimi e i ristoranti hanno dei ricarichi molto bassi. Altrimenti bisogna cercare di sfruttare le proprie competenze. Come stiamo facendo noi. Ma serve tempo. E poi occorre avere risorse con cui mantenersi prima di ingranare.

Città del Capo

Com’è il clima? Ho letto del Cape Doctor.

Il clima è fantastico. Piove pochissimo, c’è quasi sempre il sole e fa caldo, anche d’inverno. Per i nostri standard si sta benissimo.

D’inverno la temperatura varia molto, perciò fa freddino la mattina. Di giorno si raggiungono i 15-18 gradi. La sera il termometro scende a 5-8 gradi. D’estate fa sempre caldo, si toccano anche i 40 gradi.

Il Cape Doctor è un vento che spira da sud-est da Settembre a Marzo e può essere fortissimo. I Capetoniani sono ossessionati dal vento che, invece, secondo me, è una delle caratteristiche più affascinanti del clima di questa città. Certo, bisogna abituarsi, perché a volte soffia davvero forte. E’ come la bora, ma più caldo.

Perché si chiama così?

Si dice che spazzi via tutti i germi e, che nel passato, abbia allontanato le pestilenze da Cape Town.

Scuola, sanità, trasporti, ordine pubblico: qual è la situazione?

Anche qui grande capitolo. Se te le puoi permettere, le scuole private sono molto buone. La figlia di mio marito va alla University of Cape Town e si trova bene.

Altrimenti, dipende. La sanità pubblica esiste, ma le condizioni degli ospedali pubblici non sono molto eccellenti. Perciò, chi può, stipula un’assicurazione privata. I trasporti pubblici sono poco efficienti. Ci sono degli autobus di linea e dei treni simili alle metropolitane sopralevate, che collegano il centro ai vari quartieri.

Il mezzo di trasporto più diffuso per i neri è rappresentato dai mini-bus, pulmini privati, che circolano a centinaia e si fermano ovunque. Tutti quelli che possono permetterselo, usano l’ auto. La benzina costa circa un euro al litro.

La vita è cara?

Costa circa il 30% meno che in Italia.

Cosa è cambiato dopo i mondiali?

C’è meno eccitazione. Dopo questo mega evento, le cose sono tornate come prima.

Tradizioni che l’hanno colpita?

Il Braai! Tutti i sudafricani di ogni colore, razza e religione, fanno il Braai, che poi è il nostro barbecue. Sono fanatici del braai. Ovunque ci sono piazzole attrezzate.

Piatti tipici?

A parte il braai, ci sono piatti di tradizione inglese e olandese, formaggi di tradizione olandese e francese, ma non molto buoni.

Poi c’è la cucina Cape Malay, che proviene dagli schiavi malesi, deportati qui nel ‘700: curry e spezie. Ancora, il bobotie, altro piatto nazionale, che è un pasticcio di carne, spezie, uova e patate. I neri mangiano una sorta di polenta, che si chiama pap o samp. Ed è sempre polenta, con l’aggiunta di fagioli.

Città del Capo

Come sono i collegamenti con l’Italia?

Non ci sono collegamenti diretti con l’Italia. Bisogna passare da Dubai (Emirates), Abu Dhabi (Etyad), Amsterdam (KLM), Francoforte (Lufthansa), Parigi (Air France), Istanbul (Turkish), Londra (South African, British Airways o Virgin Atlantic). Tutti hanno voli giornalieri da Cape Town o da Johannesburg.

Ma è tutto perfetto? Non si lamenta di niente?

Cape Town è una città davvero bella, con una qualità della vita eccezionale. Se devo citare un lato negativo, beh, bisogna stare un po’ attenti alla criminalità. Ma non è un problema irrisolvibile.

Dunque, non tornerete più in Italia!

Non lo so e penso di no. L’Italia deve cambiare profondamente per diventare un Paese civile. Negli ultimi anni ha dimostrato di essere tutt’altro.

Cosa le manca dell’Italia?

Gli amici, il prosciutto di San Daniele e Venezia.

Consigli a chi voglia venire dalle sue parti?

Di venire con curiosità e voglia di capire questo Paese. Se parli inglese, ti integri molto più in fretta.

Quale l’errore da non commettere?

Non essere troppo ingenui. Qui la popolazione nera e colorata ha sofferto la fame, è stata privata dei più elementari diritti civili e quindi è portata a sfruttare la disponibilità dei bianchi, soprattutto degli europei, che dimostrano maggiore apertura nei loro confronti.

Intervista a cura di Cinzia Ficco