Italiani nel Mondo: Giuseppe Suaria, Plymouth

Giuseppe, raccontaci di questa tua esperienza a Plymouth.

Questa è in realtà, la mia terza esperienza di studio all’estero. Dopo aver trascorso quattro mesi in Irlanda e tre mesi in Indonesia, grazie a due borse di studio offerte dall’università di Ancona, ora vivo a Plymouth, nel Regno Unito e rimarrò qui per un anno, grazie ad una “classica” ed alquanto esigua borsa di studio Erasmus, offerta dall’Unione Europea.

Come sei stato accolto?

Incredibilmente bene. Nonostante tutti sostengano che gli inglesi siano scostanti, freddi e scontrosi, la mia accoglienza è stata completamente opposta. Fin dal primo giorno, ho incontrato gente estremamente gentile, cordiale, sorridente e disponibile. Nonostante le prime incertezze linguistiche, tutti sono sempre stati pronti a ripetermi o a spiegarmi quello che non capivo e le prime impressioni positive, sono state confermate nei giorni seguenti, dalla gentilezza delle persone che ho conosciuto.

Sei felice di aver avuto la possibilità di allontanarti dall’Italia?

Decisamente sì. Sono contento di poter viaggiare, mi è sempre piaciuto conoscere nuove culture e stili di vita. Mi piace considerarmi un cittadino del mondo e per il momento penso di avere ancora molto da scoprire e imparare. Nel mio caso però, oltre che per piacere, viaggiare diventa quasi un’esigenza. Studio biologia marina e in Italia, nonostante gli oltre 7000 km di coste, non si investe molto nella ricerca sul mare. Il mare circonda il nostro Paese, ma sembra che a nessuno interessi studiarlo e preservarlo al meglio, per le prossime generazioni. Eppure, per l’Italia, lo studio del mare dovrebbe essere una priorità, basti pensare infatti, a quanto siano importanti per la nostra economia, settori come il turismo e la pesca. In altri Paesi più lungimiranti invece, la Biologia marina gode di una considerazione ed un impegno decisamente più alti. Se in futuro, lo stesso potrà dirsi dell’Italia, sarò ben lieto di ritornarvi prima o poi.

Italiani nel Mondo: Giuseppe Suaria, Plymouth

Di cosa ti occupi a Plymouth?

Generalmente lavoro al microscopio in un laboratorio. Faccio immersioni da sempre e immergermi è decisamente la mia passione più grande. In Indonesia, ero quotidianamente a diretto contatto con la barriera corallina e, incontrare delfini e squali, era quasi di routine. Qui a Plymouth invece, con muta, pinne e maschera, ho ben poco a che fare. Lavoro su di un grosso progetto finanziato dalla comunità europea. Studiamo le conseguenze dell’acidificazione degli oceani sugli ecosistemi marini. L’acidificazione degli oceani è un’altra, meno conosciuta, conseguenza, oltre al surriscaldamento globale, dell’aumento delle concentrazioni atmosferiche di anidride carbonica. L’anidride carbonica che immettiamo in atmosfera, penetra in mare provocandone l’acidificazione; ciò avrà delle conseguenze per quasi tutti gli organismi marini e io, in particolare, studio l’effetto che essa avrà su piccoli invertebrati microscopici, molto comuni nei mari di tutto il mondo. Questi piccoli organismi, prevalentemente crostacei, sono alla base della catena alimentare e capire quindi, come reagiranno in futuro ai cambiamenti climatici, è di fondamentale importanza per comprendere le conseguenze che questi processi avranno sugli ecosistemi nel loro insieme.

Si parla tanto di “fuga di cervelli”, senti di essere uno di loro?

Direi proprio di sì. Viaggio principalmente per poter svolgere il mio lavoro in un contesto più soddisfacente e appagante. Sarei lieto di poter mettere le mie conoscenze al servizio del nostro mare, ma purtroppo oggi, laurearsi in biologia in Italia, significa avere davanti a sé un lungo futuro di incertezze, contratti a progetto e dottorati di ricerca retribuiti con mille euro al mese o addirittura senza borsa. La prospettiva di anni di precariato, nonché molte incertezze e pochissime opportunità di fare carriera in tempi brevi, indubbiamente contribuiscono notevolmente alla fuga dei cervelli italiani, me compreso.

Dopo essere stato davanti al microscopio, come impieghi il tuo tempo libero?

Attualmente la mia vita quotidiana non è molto emozionante: sveglia, caffè e laboratorio dalle 9.00 alle 18.00. Poi a casa o al pub per una birra con gli amici. Cena con i miei coinquilini e poi a letto, magari dopo aver visto un film o dopo aver chiacchierato un po’ con qualche amico. Non ho molto tempo libero da dedicare a me stesso e a ciò che più mi piace, poiché passo le mie giornate in Università. In generale però, mi piace il contatto con la natura; quando riesco a ritagliarmi del tempo, cerco sempre di organizzare delle camminate sulle scogliere o delle piccole escursioni. La classica tradizione inglese del pub, è sempre un bel passatempo serale, che ti permette di entrare in contatto con la gente del posto e di praticare l’inglese. In futuro mi piacerebbe riuscire a viaggiare più spesso nei dintorni e visitare più posti qui nella zona. Mi piacerebbe anche riuscire ad andare a vela e fare immersioni nel canale della manica. Tutte attività abbastanza diffuse, in una città a fortissima vocazione marinara come Plymouth.

Plymouth, Inghilterra

Hai incontrato molti italiani a Plymouth?

Troppi! I primi giorni, qui a Plymouth, ho conosciuto praticamente solo ragazzi italiani. Ce ne sono parecchi, ma per quella che è la mia limitata esperienza, gli italiani sono davvero ovunque. Siamo riusciti a raggiungere e a colonizzare praticamente qualsiasi parte del mondo! Ogni tanto fa piacere scambiare qualche parola con qualche connazionale, ma personalmente, essendo qui anche per imparare l’inglese, cerco di trascorrere più tempo possibile con gente di altre nazionalità, piuttosto che con gli italiani.

Cosa puoi dirci della cultura inglese?

Che, in fin dei conti, non è poi così diversa da quella italiana. Siamo entrambi Paesi di stampo europeo anche se, ovviamente, alcune differenze si notano particolarmente. La freddezza dei popoli anglosassoni è rinomata e di certo, rispetto all’espansività e all’invadenza tipiche degli italiani, gli inglesi sono decisamente più riservati e meno espansivi. Io comunque, questo aspetto non lo soffro molto e l’impatto, tutto sommato, non è stato eccessivamente traumatico.

E di Plymouth in particolare ?

La differenza più evidente, soprattutto per chi come me, viene dal sud Italia, sono gli orari di apertura di negozi e locali. Il fatto che i negozi chiudano alle 17.00, non è comodissimo per chi finisce di lavorare a quell’ora (cioè tutti). Io lo trovo abbastanza scomodo, ma se così funziona, evidentemente un motivo ci sarà. Per il resto, qui a Plymouth, non si vive male. La cittadina è abbastanza piccola e tutto è decisamente a portata di mano. Non ci sono distanze eccessive, il clima è fra i più miti dell’Inghilterra ed è sorprendentemente poco piovoso. Nonostante il valore della sterlina sia notevolmente sceso negli ultimi anni, in linea di massima il cambio è ancora sfavorevole e il costo della vita in Inghilterra è generalmente più alto rispetto a quello italiano. Londra è un caso particolare, ma nel resto dell’Inghilterra la vita è decisamente più economica che nella capitale. Paragonati all’Italia, i prezzi sono leggermente più alti. Gli affitti sono abbastanza cari e per una stanza singola in un appartamento, pago esattamente il doppio di quello che pagavo in Italia. Per il cibo, nei grandi supermercati, facendo una spesa oculata, si riesce quasi sempre a contenere il budget e a risparmiare qualcosina. I prodotti economici sono molto diffusi e in linea di massima si riescono a comprare così, generi alimentari, come la carne o il pesce, che generalmente hanno prezzi notevolmente più alti rispetto a quelli italiani. Il centro città è di dimensioni contenute e ci si riesce agevolmente a spostare ovunque a piedi, senza bisogno di ricorrere ai mezzi pubblici. Per le poche volte che ne ho fatto uso, posso dire che i servizi funzionano abbastanza bene. A parte un paio di zone storiche affacciate sul mare, la città fu distrutta pesantemente durante la seconda guerra mondiale, l’architettura perciò risulta forse un po’ troppo moderna e generalmente poco attraente, soprattutto per noi italiani, abituati a camminare immersi nella storia. Basta spostarsi di poco fuori città però, per trovare delle scogliere mozzafiato, bei parchi naturali, villaggi tradizionali e una natura abbastanza incontaminata. Tutto sommato perciò, la cordialità della gente, il clima, l’ambiente e la qualità del cibo, rendono Plymouth decisamente un bel posto dove vivere.

Studiare a Plymouth, Inghilterra

Di questa crisi mondiale nel settore lavorativo, ne ha risentito anche Plymouth?

Non saprei, ma da quello che ho percepito, la situazione è generalmente meno grave di quella italiana. Al telegiornale recentemente, ho sentito che il governo britannico ha stanziato parecchi milioni di sterline in assegni di disoccupazione per i giovani in cerca di lavoro. L’Università di Plymouth inoltre, sta costruendo un edificio da 65 milioni di sterline, per ospitare la nuova sede della facoltà di biologia marina. Tutti questi piccoli dettagli certo, non permettono di generalizzare, ma danno comunque un’idea della stabilità economica e finanziaria del Paese. La mia idea è che, in linea di massima, l’economia britannica sia al momento, relativamente più solida e florida di quella italiana e che l’attenzione al benessere dei cittadini, sia decisamente maggiore rispetto all’Italia.

Dopo aver conseguito la laurea, intendi rimanere in Italia?

No, sono sempre più convinto di voler lavorare all’estero. Dopo la laurea specialistica, farò domanda per un master o per un dottorato di ricerca all’estero. Non ho ancora deciso in quale parte del mondo vorrò vivere, ma preferirei scoprire qualcosa di nuovo e trasferirmi in un Paese nel quale non ho ancora avuto la possibilità di vivere.

A cura di Nicole Cascione

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