La soluzione, facile a dirlo, sarebbe quella di smontare tutto e ricreare tutto da capo con quello che siamo oggi. Permettendo alla mente di avere il controllo su di me sto vivendo il periodo più incredibile della mia vita e sono piena di ansie. Padrona del mio tempo, potrei dedicarmi a quello che amo e che mi fa stare bene e resto a rimuginare. Permettere alla mente di gestire le emozioni e i pensieri ha fatto sì che fossi capace di rovinare ogni momento bello con paure e rancori di cui fatico a ricordare la provenienza. A tutto questo va aggiunta la matassa di credenze, pregiudizi, stereotipi, idee e valori di una vita intera. Da libera che potrei essere sono una donna prigioniera della mia mente, di quello che è giusto o sbagliato, di quello che ferisce me o ferisce gli altri, di quello che vorrei essere e di quello che sono. La libertà stessa, poi, è anch’essa un prodotto della mente. C’è forse chi ha una vita di merda ma un cuore libero e io che viaggio sono prigioniera di me stessa. E poi, chi sono io per giudicare la vita degli altri? Queste paranoie stesse, pochezze di pensiero, sono frutto di pregiudizi arrugginiti e stanchi. La verità è che siamo dei viaggiatori tristi, dice il mio amico. E continueremo ad esserlo fino a quando permetteremo agli schemi mentali di governarci.

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Avrebbe tutto una forma diversa se lasciassimo andare le sottigliezze di preoccupazioni sterili che già non ci appartengono più o che forse non ci appartengono ancora. Perché non esistono, non in questo presente che sto rovinando per badare a loro, vecchie zecche infettive. Esiste l’ora, e lo rovino continuamente, non essendo mai presente per goderlo interamente. L’esistenza umana non è altro che un grande spettacolo in diretta, con colpi di scena, goliardie, musica, parole, incoscienze e saggezze, con applauso al finale. Perché dunque non prendere il lato leggero di tutto questo, ostinandoci ad appesantirci di ingombranti bagagli del passato? E’ tutto un grande schema mentale e ne sono prigioniera come gli altri. La coscienza di questa ovvietà sarà forse un inizio di cambiamento, ci deve pur essere una ragione del perché oggi sono qui scoperta e vulnerabili di fronte ad una consapevolezza nitida che liberatasi di timori e dottrine sta venendo alla luce. Che cosa bisogna fare per impedire alla mente di controllarci, domando al mio amico. Lui, confuso e inerme di fronte ai suoi schemi mentali quanto me, ipotizza che forse dovremmo provare a non giudicare quello che abbiamo intorno e quello che abbiamo dentro.

E’ il cammino più arduo, ma forse se iniziassimo a non giudicare più noi stessi, a dare una tregua alla nostra coscienza, non curassimo a lungo le incomprensioni, i fraintendimenti, i disagi. Se la smettessimo di rimuginare sugli sbagli commessi e se la smettessimo di sentirci sempre giudicati e imperfetti, riusciremmo davvero ad essere qui ed ora, chiacchierando e fumando una sigaretta in questa strana serata in cui spontaneamente c siamo scelti per farci compagnia, su un isola magnifica che è oggi la nostra casa. Riuscirei a vivere il momento con l’enfasi e l’importanza che meritano piuttosto che sporcarlo con preoccupazioni che qui ed ora non esistono e delle quali il mio cuore ferito si è già impregnato continuando a pulsare come prima, ed è qui e ora con me. Non è un caso che oggi mi ritrovo a riflettere sulla mia prigione silenziosa e dominante, perché la consapevolezza si è fatta spazio in questo inutile rimuginare e la consapevolezza oggi mi dice che ancora una volta sto rovinando quello che di bello ho con pericolosi e stupidi schemi mentali. Fino ad ora ho passivamente accettato in nome di credenze e convinzioni che non esistono più e se sono scomparse erano forse insulse e impure, eppure hanno sporcato la bellezza con macchie indelebili. Di rovinare la bellezza oggi non posso più, è un punto fermo in questa strana serata di confidenze a cuore aperto. L’universo nonostante tutto mi vuole bene, forse perché l’irrequietezza fonte dei miei sbagli è figlia della curiosità, che a sua volta è figlia della bellezza stessa. E che l’universo mi ami ancora è la dimostrazione che tutto ciò che mi rimane, non è altro che tutto ciò che voglio davvero, l’uomo che amo e i miei sogni, che in due disegnano un iride e si trasformano in una magia dai contorni reali e possibili. Potrei perdere anche questo, se soltanto permetto alla mente di controllarmi ancora. Se continuo ad accucciarmi nelle ferite già passate o nei crucci di cose non accadute. Potrei anche continuare a sporcare questo dono con rabbie e risentimenti, non beneficiando l’incanto di essere svegliata dal mio compagno con il caffè, il sorriso tenero e gli occhi innamorati. Anche lui, a modo suo, è prigioniero della sua mente, delle sue aspettative, delle sue perdite. Siamo tutti prigionieri di qualcosa e questo qualcosa è guidato dalla mente che avendone il controllo lo lascia vivere e crescere. Eppure non esiste, perché non appartiene realmente al qui ed ora, è solo una macchinazione della nostra testa. Oggi ne sono cosciente e sono lucida e non è un caso che mi sia svegliata dal letargo proprio adesso, dopo questi interminabili giorni strani.

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Anche il tempo è insolito. C’è chi parla di calima, io vedo invece “panza de burro”, fenomeno atmosferico presente solo nelle isole canarie e per quanto maltrattato ci protegge senza meriti da un caldo altrimenti letale. La “panza de burro” ha chiuso come un tappo l’isola da giorni. Una patina di nuvole leggere e sottilissime. Il sole velato nel suo vestito bianco brucia più del consueto, eppure con il sottile strato di nuvole è possibile guardarlo chiaramente e a lungo senza avere male agli occhi. E’ sorprendente l’emozione nuova di osservare faccia a faccia il sole. Lanzarote e Lobos da giorni sono nascoste dietro il tappo di nuvole e l’umidità accentuata e insolita la sento nelle mani bagnate e appiccicaticce. Anche l’oceano, dopo le forti maree dell’ultima luna nuova ha spento i colori, è denso e silenzioso, sembra stia riposando. Sembra che tutto si sia messo in attesa. Mi sveglio stanca e apatica, come avessi già perso una battaglia non ancora iniziata. E’ colpa del giudizio, e del presente che appesantisco con sentimenti che non esistono e che mi intestardisco a trascinarmi dietro. E sono tutti figli della mente.

Qui ed ora però sono lucida e annoto con cura ogni cosa, con una calma nuova. L’averne preso coscienza mi dà per lo meno la possibilità di conoscere chiaramente il mostro che controlla e manovra i miei passi e con le conoscenze acquisite posso imparare oggi a scrollarmi di dosso le pesantezze di quello che è stato o che poteva essere. Né l’uno né l’altro sono qui ed ora con me. Quello che oggi si è salvato è un amore grande, la lealtà che da sempre accompagna i miei giorni e la voglia di essere felice. E’ più di quanto sperassi. Forse più di quanto meritassi. L’universo, non si sa perché, mi vuole bene. Ho anche tra le mani le chiavi della conoscenza del buon vivere, tutto quello che rimane, fedi, attese, futilità, pochezze, tormenti, congetture, rammarichi, angherie, devo solo scrollarmele di dosso.