Isole (abitate) più inaccessibili al mondo

In pieno XXI secolo esistono ancora luoghi in cui gli abitanti non possono uscire di casa a chiedere al vicino la famosa “tazzina di zucchero”… semplicemente perchè il vicino “più vicino” è a centinaia di chilometri di distanza, e spesso in pieno Oceano. Ebbene sì, esistono ancora luoghi così.

E di seguito presentiamo la lista delle dieci isole abitate più remote al mondo: luoghi da visitare, perchè unici…certo raggiungerli non potrebbe essere facile (ed alcuni di questi sono veramente inaccessibili), ma siamo certi che cercando tra le combinazioni di voli low cost, il modo per godere di questi luoghi quasi da leggenda c’è.

TRISTAN DE CUNHA (REGNO UNITO)

Si vanta di essere il luogo abitato più lontano da qualsiasi altro del pianeta. Si tratta di un’isola vulcanica, appartenente territorialmente ed amministrativamente all’Inghilterra. Con i suoi 300 abitanti, l’isola si trova in pieno Atlantico, a circa 2810km da Città del Capo e 2300 dall’isola di Santa Helena. I collegamenti con il Continente sono garantiti dalla MV Edinburgh, compagnia di pescherecci che mette a disposizione barche per 12 passeggeri. Per rimanere sull’isola (come turisti) però è necessario richiedere un permesso previo all’autorità amministrativa inglese di Città del Capo.

KANTON ISLAND (KIRIBATI)

Il 5 maggio 2010 Alex Bond, oceanografo britannico, ancorò il veliero con il quale stava compiendo la traversata Hawaii – Australia, ad un piccolo atollo, disperso in pieno Pacifico. Quale non fu la sua sorpresa quando, all’improvviso, vide sbucare sulla spiaggia un gruppo di persone in cerca d’aiuto. I 24 abitanti di Kanton Island, infatti, erano stati abbandonati dal governo di Kiribati, e solo grazie all’aiuto di Bond iniziarono a ricevere aiuti e spedizioni governative regolari. L’isola, che possiede una pista aerea risalente alla II Guerra Mondiale, è oggi in contatto regolare con Kiribati.

NORTH SENTINEL (INDIA)

Quest’isola si trova nel mare della Andamane, ad est del Golfo del Bengala. Ciò che la rende di difficile accesso non è la lontananza dai centri più abitati (infatti dista pochi chilometri dall’Isola Maggiore delle Andamane), bensì gli abitanti. Di loro, che mai hanno permesso ad un’imbarcazione di raggiungere la costa (ci provarono, gli ultimi, negli anni’90), non si sa nulla: nè quanti siano, nè a che gruppo etnico appartengano, nè tanto meno la lingua che utilizzano. L’isola, consta di poco più di 72km2 di vera giungla, ed è circondata da una barriera corallina che la rende inaccessibile per almeno 10 mesi l’anno.

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KAPINGAMARANGI (MICRONESIA)

Una splendida isola corallina di appena 1km2 dove vivono 350 persone, totalmente estranee alla cosiddetta “civiltà” del resto del mondo. L’isola è completamente autosufficiente: acqua potabile, pesce, frutta, maiali e polli, coprono il fabbisogno alimentare degli abitanti, anche se il Governo della Micronesia compie regolari viaggi per portare generi di sussistenza, come medicine e combustibile per le barche. Con la barca del Governo tornano a casa per le vacanze anche gli studenti nativi, che per Licei ed Università si devono recare alla capitale Pohnpei, a circa 750km di distanza.

PITCAIRN (TERRITORI BRITANNICI D’OLTREMARE)

Quando, nel 1789 Fletcher Christian ed altri 11 marinai si resero protagonisti del più famoso degli ammutinamenti della storia (quello del Bounty), abbandonarono la nave con l’intenzione di “perdersi in un territorio dove fosse impossibile essere ritrovati”. Questo luogo risultò essere Pitcairn, un antico vulcano che emerge al lato della Polinesia. Ancora oggi non di facile accesso, Pitcairn riceve le regolari visite di imbarcazioni governative dalle isole della Polinesia Francese (Gambier in particolare), e di alcune crociere di lusso che la includono nei loro tour.

HORNOS (CILE)

“Cabo de Hornos”, conosciuto anche come “Puerto Minuto”, è il punto più meridionale del continente americano…anche se non si trova sul continente, bensì su un’isola. L’isola è abitata, come nelle più fantastiche delle leggende, da un militare “guardiano del faro”, che vive qui con la sua famiglia. Il posto di guardiano si rinnova annualmente, e anche se può sembrare strano, l’amministrazione cilena riceve ogni anno almeno 500 richieste per ricoprire la carica. L’isola è raggiungibile in barca o con una della due crociere che vi passano accanto regolarmente (tra Puntas Arenas ed Ushuaia)

TOKELAU (NUOVA ZELANDA)

Si tratta di un arcipelago formato da tre atolli di origine corallina, che non arriva ai 10km2 di superficie. Nell’arcipelago vivono almeno 1500 persone, in contatto con la Nuova Zelanda tramite cargo mercantili che vi fanno rotta regolarmente. Nonostante ciò, gli abitanti stanno cercando di rendersi il più possibile autosufficienti, e per ora sembra che – almeno a livello energetico – ci stiano riuscendo, grazie ai 4000 pannelli fotovoltaici installati sul territorio.

ISOLE AGALEGA (MAURITIUS)

Due piccoli isolotti sperduti nell’immensità dell’Oceano, a circa 1300km dall’isola di Mauritius. Di soli 300 abitanti, gli isolotti possiedono una piccola pista d’atterraggio, anche se i voli commerciali sono limitatissimi, ed il modo più semplice di raggiungerli è in barca da Port Louis, la capitale di Mauritius.

PALMERSTON (ISOLE COOK)

A circa 500km dall’isola più vicina, Palmerston è abitata da 62 persone, 60 delle quali discendenti di William Masters. Masters, un falegname inglese che vi si stabilì nel 1863, arrivò con l’intenzione di ritirarsi dal mondo, coltivare cocchi e produrne l’olio. L’idea funzionò, e gli rese un commercio florido con il mercato inglese. Masters si legò a tre donne polinesiane, da cui ebbe 23 figli, che alla sua morte ereditarono l’isola.

HOPEN ISLAND (NORVEGIA)

Le isola Svalbard sono note per essere le isole abitate più vicine al Polo Nord: solo 900km infatti le separano dai ghiacci artici. In questo arcipelago abitano (com’è ovvio pensare) più orsi polari che umani, e la maggior parte della popolazione si concentra sull’isola di Spitzbergen, la maggiore. Ad Hopen Island, un isolotto di 33km2 formata da rocce e ghiacci, vivono però – oltre agli uccelli marini autoctoni – quattro scienziati che, durante l’anno si occupano del mantenimento della stazione meteorologica norvegese.