La Rete l’ha sempre appassionato. “Come tanti- spiega-  ho cominciato con un vecchio Commodore e, da allora, non ho mai smesso di picchiare sulla tastiera. Ho frequentato le BBS con il mio primo modem a 2400 e poi, rubacchiando account agli amici accademici, ho scoperto  Internet”.

Per MondadoriInformatica ha pubblicato “Le parole della Rete” (I Miti, 2001), “Il cittadino digitale” (I Miti, 2002) , e – con Marco de Salvo – “Dal DVD al CD con un clic” (marzo 2003) “Windows XP alla massima potenza” (ottobre 2003), “Windows XP con Service Pack 2” (ottobre 2004), “DivX guida pratica” (I Miti, 2005), “Mouse? No grazie” (2006). Per Sperling&Kupfer, invece,  ha scritto “Dolce Stil Web” (2009).

Libri di Pino Bruno tecnologie

Gli abbiamo chiesto qualche consiglio.

Pino, tu sei stato uno dei primi a fiutare gli effetti  dell’avvento dell’era digitale, e, quindi a prevedere le potenzialità della Rete. Ora cosa ci aspetta?

Il futuro non è più quello di una volta. Prendo in prestito la frase di Paul Valéry, che dà il titolo al mio blog www.pinobruno.it. Il futuro non è mai stato quello di una volta, dall’invenzione del fuoco (della ruota, della stampa, dell’elettricità, della radio, della tivù, dell’aviazione civile, eccetera…) e, dunque, è difficile prevederne gli esiti. La differenza, rispetto al passato, sta nei tempi.

Cosa vuoi dire?

L’evoluzione tecnologica – dal bit in poi – è molto rapida, wiki wiki. Mai, prima d’ora, il mondo è stato così connesso, vicino, partecipato, condiviso. Il cittadino è digitale, nel senso che oggi ha possibilità di azione e interazione, ieri impensabili. Le potenzialità della Rete sono enormi. Quello che è accaduto e sta accadendo in Nord Africa e nel mondo arabo dimostra che Internet, social network, accesso alla conoscenza e alle informazioni sono il volàno di trasformazioni permanenti.

Quanto siamo preparati alle evoluzioni?   

Quanto eravamo preparati alle precedenti rivoluzioni tecnologiche? Dipende dal background culturale, dall’alfabetizzazione (non solo digitale). Più il cittadino è consapevole (dei rischi e delle potenzialità), più fa uso sapiente dei mezzi a disposizione e meglio sta. La rete è bella, ma fa paura ai potenti, che vorrebbero imbrigliarla e ridurla a sciocchezzaio simil-televisivo. Ma è difficile che ci riescano.

Se ti dico Nomadi Digitali, a cosa pensi?  E cosa riesci a prevedere tra una decina d’anni?

Nativi, nomadi, migranti. Sono cose da sociologi. Io faccio il giornalista, racconto e cerco di interpretare gli accadimenti. Sono cresciuto a pane e Giulio Verne. Penso sempre allo splendido racconto di Arthur C. Clarke (La sentinella) e all’altrettanto meraviglioso film di Stanley Kubrick (2001 Odissea nello spazio). Erano gli anni Sessanta. La rete, i computer, i tablet, erano cose di là da venire, ma l’astronauta (nel film) ha in mano un iPad, sul quale legge i giornali, che scarica da Internet che non esiste.

E quindi?

Non prevedo, auspico un mondo in cui non ci siano frontiere, regimi, monete differenti, con tecnologie dolci che rispettino la natura, smettano di violentarla, in cui l’uomo venga liberato dai lavori pericolosi e insani, un mondo con vocabolari dai quali siano scomparse le parole guerra, nazione, nazionalismo, integralismo. Insomma, tutto il contrario del Blade Runner in cui (Giappone docet) stiamo precipitando.

PINO BRUNO  tecnologie

Si potrebbe dire che tra pochi anni saremo quasi tutti a casa a lavorare, davanti ad un pc? 

No, lavoreremo ovunque, con dispositivi sempre più mobili, agili, leggeri, potenti, interconnessi.

Cosa consigli a chi, stufo della propria attività, voglia avviarne un’altra, buttandosi sulla Rete? Internet rende?

Molti con la rete fanno soldi, hanno svoltato. Le buone idee, le killer application, ci sono, ma la tecnologia non basta. Le iniziative estemporanee non pagano. Il commercio elettronico, ad esempio, funziona se c’è dietro un piano industriale (investimenti, business plan, comunicazione, eccetera). Ci sono milioni di negozi digitali, pochi hanno veramente successo.

E allora?

Su Internet, si può scommettere, ma non come se si giocasse alla roulette.

A cura di Cinzia Ficco