Licenziarsi per cambiare vita

Un aiuto a chi vuole uscire dalla zona di conforto per licenziarsi dal lavoro e buttarsi in una nuova vita. Arriva da un libro, “Quasi quasi mi licenzio”, di Rosa Tessa e Roberto D’Incau, edito da Salani. Centotrentacinque pagine, venti storie di chi è uscito dal proprio recinto e ha dato una sterzata alla sua esistenza.

“Inizialmente- spiega D’Incau- questo intendeva essere un volume sulla mia esperienza lavorativa di cacciatore di teste ed executive coach, ma alla fine e` diventato qualcosa di più. Un libro che spiega cosa significhi oggi cambiare lavoro e, soprattutto, cambiare vita. Il filo conduttore dei casi raccontati e` proprio questo: come tirarsi fuori dall’ambito che ci e` più abituale, in cui ci muoviamo bene, sicuri di noi stessi: il lavoro, le abitudini, la nostra vita”. Scorrendo le pagine, balza agli occhi il fatto che, spesso, la zona in cui ci si muove con maggiore spontaneità, è quella più insidiosa. Perché ci protegge e rassicura, ma solo in apparenza. Gli obiettivi del lavoro, sintesi di tante esperienze professionali e di vita, e`, appunto, ispirare l’uscita da questa area di falso conforto, far sapere che altre persone ce l’hanno fatta e spiegare come ci sono riuscite.

C’e` chi questo passaggio riesce a farlo da solo. Chi, invece, ha bisogno di un confronto con un amico o un professionista. Chi, ancora, fa più fatica e ha bisogno di uno psicoterapeuta, perché necessita di un cambiamento più ampio e al tempo stesso più profondo, avendo maggiori resistenze inconsce.

A sentire i due autori, non e` importante, in ogni caso, il modo con cui si arriva al cambiamento. Fondamentale e` farcela, lasciarsi alle spalle, se se ne ha davvero voglia, quella zona grigia di staticità, impotenza ad agire e a essere qualcosa di diverso.

“Devo anche confessare- aggiunge D’Incau- che questo libro nasce dal cuore, perché vi assicuro che essere il catalizzatore del cambiamento di una persona, anche solo in ambito lavorativo, non procura solo soddisfazione professionale. E’ una vera gioia, da` forza e ricchezza in misure incredibili. Per quanto ne sappiamo, questa é l’unica vita che abbiamo: tanto vale giocarsela al meglio, non avere rimpianti tardivi e arrivare a una vera sintonia tra gli intenti e il fare”. Tante volte il cambiamento nasce da input esterni. Ed è automatico. Come fa intendere Tessa, giornalista, che spiega: “Muta l’economia e insieme la società, l’esistenza delle persone, le relazioni, le scale di valori. Nessuno può permettersi di rimanere semplice osservatore del fenomeno. Si é costretti a esserne protagonisti. Anzi, é meglio essere attori del cambiamento piuttosto che subirlo passivamente. Questa mi sembra la vera chiave di volta per costruirci un’esistenza che ci somigli il più possibile”. E per capire meglio cosa la giornalista intenda, si pensi a quanto sia cambiato il mercato del lavoro. Molti trentenni non sanno cosa voglia dire avere un ‘posto fisso’, aspirazione primaria delle generazioni precedenti, che con l’attività “eterna” riuscivano a farsi una famiglia. A costruire una casa. Oggi, il posto fisso lascia sempre più spazio all’iniziativa privata. “Per questo- dice Tessa- conviene afferrare il toro per le corna, riprendere in mano il proprio destino per indirizzarlo nel modo più congeniale a ciascuno”.

Ma certo, tutto questo ha un prezzo. I cambiamenti portano con sé dolore, poiché scompigliano la vita di chi li affronta. E allora? L’importante, è che siano ponderati, misurati, graduali. E, soprattutto, “rinosciuti”. In questo senso, occorre imparare ad ascoltarsi.

Dunque, la spinta al cambiamento non va mai sottovalutata. Può nascere da sentimenti negativi – ansia, frustrazione, senso di inadeguatezza – che però vanno indagati, perché portatori di un significato più profondo. Spesso la vita che conduciamo non è adatta a noi. La crisi professionale può così diventare una grande opportunità di rinnovamento, una salutare ‘doccia fredda’ grazie alla quale ritrovare motivazione, forza e inventiva. E questo senza dar peso all’età.

Come dicono i due, spesso, la ‘salvezza’, che si percepisce in età matura può risiedere proprio in queste sei parole: « Andarsene, spesso, é molto meglio che restare”. Il libro alterna due tipi di casistiche: una presenta casi di persone che sono passate, come candidati o come coaches, da Roberto D’Incau e che lui ha aiutato a cambiare lavoro e, in qualche occasione, vita. L’altra presenta dieci testimonianze di persone più o meno famose, che raccontano in prima persona a Rosa Tessa il proprio cambiamento professionale ed esistenziale.

Roberto D’Incau illustra i casi con una serie di suggerimenti, validi per chi vuole uscire dalla propria zona di falso conforto e buttarsi in una nuova avventura professionale. Oggi si parla molto, in tempi di crisi, di downshifting, semplificazione, ridimensionamento delle proprie aspirazioni ed esigenze. Questo libro, al contrario, parla di upshifting. Suggerisce, cioè, di puntare in alto, tenere alta la barra dei propri desideri, e non rinunciarvi, puntando sulla loro realizzazione.

Rosa Tessa intervista e racconta le esperienze più significative di cambiamento: l’imprenditore della moda, Federico Marchetti che con Yoox.com, il suo portale di shopping online negli ultimi anni ha radicalmente cambiato le abitudini d’acquisto degli italiani.

Maurizio Modica e Piero Gigliotti, in arte Frankie Morello, che hanno reinventato le loro esistenze con successo. Il primo ex ballerino e coreografo, il secondo ex architetto della Milano bene, si sono incontrati e si sono messi a disegnare e produrre abiti e accessori di moda.

Giulio Cappellini che, guru del design italiano, per decenni imprenditore della sua famosa azienda, a un certo punto a cinquant’anni, vende la sua attività e diventa un consulente, direttore creativo del più grosso gruppo di design in Italia. Jacopo Valli che a quarant’anni diventa psicoterapeuta, dopo una lunga esperienza nelle pubbliche relazioni e un faticoso tirocinio. Mario Bellini che, arrivato all’apice del successo come designer, dopo aver conquistato più di un Compasso d’Oro, il premio più ambito nell’ambito del design, a cinquant’anni comincia da capo e si mette a fare l’architetto.

Le testimonianze più incisive, quelle delle donne che, quando cambiano vita, lo fanno senza calcolo, ma con grande slancio e generosità verso se stesse e gli altri. Marzia Chierichetti che, stilista milanese all’apice del successo, decide di cambiare vita, mettere su famiglia e seguire il suo compagno a Malindi, dove crea una piccola azienda d’arredo. Giovanna Tissi, pr per un’azienda di design e vera workaholic, a un certo punto decide che non vuole immolarsi sull’altare del lavoro. Preferisce avere una famiglia. Segue perciò il suo compagno, che lavora come ingegnere, in Angola e poi in Libia. Rischa Paterlini, self made woman, che da ragioniera diventa curatrice d’arte.

Importante è il contributo di Walter Passserini, giornalista di lungo corso nei maggiori quotidiani italiani ed esperto osservatore del mondo del lavoro, che spiega come sta cambiando e come cambieranno le professionalità in Italia nei prossimi anni. Interessante anche la postfazione di Jacopo valli, psicologo clinico, che paragona il cambiamento ad una “morte di tipo iniziatico,il cui unico scopo e` portare a nuova vita un’energia che si stava esaurendo, sfrondando i rami secchi”. Per l’esperto “occorre sempre capire noi stessi e il nostro ruolo nel mondo, ascoltarsi incessantemente ogni giorno, per essere coerenti nel profondo e trovare all’interno la forza necessaria ad affrontare i condizionamenti esterni del mondo, le sue richieste di adeguamento alle necessità degli altri. In questo senso è bene rifiutare almeno in parte il ruolo che ci e` stato assegnato, per non soffocare del tutto l’impulso alla crescita che permette di diventare individui.

quasi quasi mi licenzio licenziarsi

“La grande possibilità- aggiunge Valli- con la P maiuscola, e` data a tutti, ma sotto mentite spoglie e si stenta a riconoscerla: e` un’improvvisa patologia del corpo, il disagio della mente dell’attacco di panico, il trauma di un abbandono, la bancarotta finanziaria, il lutto per una grave perdita affettiva. Si tratta di opportunità uniche di crescita, utili ad affrontare il cambiamento sempre rimandato o misconosciuto. L’unico modo per far superare tutto questo e` coglierne il significato profondo, ascoltando il dio che viene a bussare alla nostra porta. Un inno al cambiamento, dunque, che non deve spaventare, ma che va accolto con grande gioia”.

A cura di Cinzia Ficco

Roberto D’Incau, milanese, 47 anni, è uno dei più noti ‘cacciatori di teste’ italiani, esperto nel valutare e dare nuovo impulso ai professionisti e ai loro percorsi lavorativi. Dopo una brillante carriera nel campo dell’editoria e della comunicazione, appena prima della fatidica boa dei quarant’anni sente fortissimo l’impulso al cambiamento: riscopre la propria grande passione, le risorse umane, e diventa director di una società internazionale di consulenza e headhunting. Di recente ha fondato la propria società di consulenza HR, www.langpartners.it, in cui aiuta le aziende clienti e i loro manager a essere attori del proprio cambiamento. Dice di sé: «Per me, un’azienda è fatta prima di tutto di persone: non lo dimentico mai».

Rosa Tessa, giornalista professionista, ha lavorato per La Repubblica-Affari & Finanza curando una sezione dedicata alla moda, al design, all’architettura e ai loro protagonisti con un taglio economico e culturale. Ha collaborato con diverse testate tra cui Il Sole 24 ore, Italia Oggi, Uomo Vogue, Tempo economico. Attualmente collabora con alcune testate del gruppo Mondadori tra cui Interni e Interni Panorama.