Duhigg, grande giornalista americano, con una lunga esperienza come reporter di guerra, sa tenere il lettore attaccato alle pagine anche quando parla di tesi scientifiche, neurologia o tecniche di marketing. E questo è uno dei meriti maggiori di questo testo, insieme alla mole gigantesca di indicazioni bibliografiche che intervallano i diversi capitoli. Davvero un viaggio, a tratti illuminante, in un campo delicato e controverso come quello delle abitudini, spesso limitanti, a volte tranquillizzanti e, se positive, salvifiche.

Sono tantissimi gli esempi che Duhigg utilizza per rendere chiaro come funzionano e come agiscono quei percorsi fissi su cui camminiamo spesso senza accorgercene. L’autore quindi ci racconta come alcuni grandi manager riescano a cambiare le sorti delle aziende che guidano concentrandosi su una sola abitudine organizzativa, o come alcuni pubblicitari riescano a fare di un prodotto un successo di vendita. O come, addirittura, un giovane laureato in statistica sia riuscito a creare un algoritmo attraverso cui una grande azienda riusciva a capire quali tra le sue clienti, fosse incinta. Anche se tutto ciò può creare una certa dose di inquietudine è inutile nascondersi sotto la sabbia: quelle di noi come consumatori sono tra le abitudini più monitorate e più facilmente controllabili: esserne almeno consapevoli può già essere un passo avanti per mutare alcuni nostri comportamenti.

Abitudini

Siamo esseri che, spesso, si beano della propria razionalità eppure è interessante trovare conferma, in questo libro, di come la maggior parte delle nostre azioni siano frutto di abitudini più che di riflessione e ragionamento; e non c’è quindi nulla di strano che queste abitudini, che una per una potrebbero anche non avere molta importanza, tutte insieme possano avere invece una drammatica influenza sulla nostra vita e sulla nostra salute.

Discorso affascinante quello delle abitudini che, da qualche anno, sono diventate materia seria di studio, sia scientifico sia economico. Non c’è nulla di immutabile nelle abitudini con cui conviviamo senza spesso rendercene conto, solo perché ci gratificano e ci rassicurano. Il cambiamento, forse, nasce da qui prima che da qualunque altro avvenimento esterno che possa coinvolgere le nostre vite.

I titoli stessi dei vari capitoli sono un accattivante preludio di ciò che ci apprestiamo a leggere. Cominciamo con un “Il circolo dell’abitudine” in cui il titolo stesso suggerisce il movimento circolare e infinito in cui si resta invischiati quando si ha a che fare con le abitudine; continuiamo poi con un propositivo “Il cervello affamato” in cui l’autore racconta come creare nuove abitudini; l’interessantissimo “Il potere della crisi” lunga cavalcata in cui si legge di come gli incidenti possano divenire la base su cui costruire progetti nuovi e nuove e sane abitudini.

La terza parte entra in un’analisi più collettiva, potremmo dire quasi sociale delle abitudini, per raccontarci come nascano, per esempio, i movimenti politici o d’opinione che siano e cosa sia, se esiste, il libero arbitrio dal punto di vista neurologico. Insomma un libro davvero interessante per chi sia interessato ad avvicinare il tema del cambiamento partendo dall’interno delle nostre vite e delle nostre strutture esperienziali. Cosa possiamo decidere e cosa crediamo di non potere decidere: a volte la differenza è tutta qui.

Concludiamo sottolineando l’apparato davvero considerevole di blibliografia, con indicazioni di testi e articoli per chi fosse interessato a d approfondire l’argomento. Pagine e pagine di indicazioni testuali che dimostrano la serietà e il rigore con cui questo libro è stato messo insieme. Una lettura che consigliamo caldamente.

A cura di Geraldine Meyer

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La dittatura delle abitudini