Come funziona un conto corrente in Italia

Ci sono almeno due modi per affrontare il disagio che, sempre più, aleggia e serpeggia nel nostro paese, alimentando desideri di espatrio: il primo può essere un facile e generico cavalcare il malcontento stesso, possibilmente a suon di luoghi comuni e slogan fatti apposta per restare alla superficie del problema e ripetere solo quanto sia pesante vivere in questo paese. Il secondo metodo, ed è quello preferito da noi di Voglio Vivere Così, è quello di chi cerca di dare fondamenta concrete a questo malcontento, denunciando, se è il caso, piccoli o grandi soprusi che ledono la vita quotidiana dei cittadini, mettendo in discussione il concetto stesso di cittadinanza. E forse è proprio questo che sta venendo sempre più a mancare nel nostro paese. Allora oggi parliamo di un altro aspetto che fa di questo paese qualcosa di sempre più estraneo ai suo stessi cittadini, sentito sempre più come un nemico, lontano anni luce dai più elementari criteri di equità. Cosa vi viene in mente quando sentite pronunciare la parola banca o conto corrente? A parte le considerazioni macro economiche che non possono trascurare il pesante e colpevole coinvolgimento di banche e finanza nell’attuale crisi che tutti ci coinvolge, ne sorgono altre riguardanti gli aiuti che gli istituti di credito hanno continuato ad avere per fare sempre meno proprio quello per cui sono nati e cioè il credito. Ma quando a tutto ciò si aggiunge qualcosa che riguarda la quasi totalità di noi forse è il caso di cominciare a divenire tutti consapevoli che qualcosa di disonesto viene sempre più perpetrato a danno di noi tutti.

conto corrente

Stiamo parlando dei nostri conti correnti e di come essi siano non un servizio ma una gabella sempre più odiosa e intollerabile. Vogliamo vedere come funzionano in Italia? Bene, adesso c’è anche uno studio condotto dall’Università Bocconi che, notoriamente, non è certo frequentata da pericolosi sovversivi o da teorici dell’antisistema ( bancario). I dati che emergono sono piuttosto sconfortanti per i correntisti e dovrebbero essere piuttosto umilianti per le banche stesse. Cominciamo con il dire che questo studio mette in luce come, nel corso degli ultimi due soli anni, le banche italiane, abbiano aumentato di ben il 36% il costo dei conti correnti. E qui già c’è qualcosa che non funziona se si pensa che questi aumenti sono molto ma molto superiori all’indice di inflazione. Le commissioni che gravano sull’estratto conto di dicembre hanno raggiunto la considerevole cifra di oltre 200 euro.

E a questi aumenti non corrisponde assolutamente un miglioramento dei servizi offerti. Per nulla. È solo l’ennesimo espediente che in Italia viene adottato per far pagare al cittadino le difficoltà di altri e, soprattutto, le responsabilità di altri. In sostanza si può dire che ogni possibile azione fatta attraverso il conto corrente ha praticamente raddoppiato i costi. Lo sapevate, per esempio, che gli italiani pagano per pagare il mutuo? Non è un gioco di parole ma una delle più vergognose pratiche bancarie nostrane: chi ha un mutuo deve cioè pagare la banca perché essa prelevi soldi che lei stessa gestisce. Ma sì, una bella commissione anche per queste rate. Ad essere aumentati sono anche i costi annuali di carte di credito e bancomat oltre al costo che grava sul pagamento delle bollette fatte direttamente agli sportelli: in media, se pagate le bollette in questo modo vi costerà qualcosa come 2,50 euro in più. E quanto costa fare bonifici allo sportello? Qualcosa come 4 euro; e in vista del redditometro, quando i bonifici diventeranno praticamente obbligatori per la rintracciabilità dei pagamenti, chi ci guadagnerà? E non si pensi che le operazioni on line, fatte con quello che si chiama l’home banking, siano gratuite; per pagare una bolletta del gas, per esempio, la commissione applicata va da 1,10 euro a 1,50. In nome di cosa? Ma perché un cliente deve pagare per un’operazione che compie da solo? Senza l’intervento di un impiegato dietro lo sportello?

E i rendimenti? Praticamente nulli. Sempre citando lo studio della Bocconi, questo fa un esempio decisamente ridicolo se non fosse drammatico: un correntista per guadagnare un euro al netto delle imposte dovrebbe avere sul conto almeno 6000 euro. A fronte di ciò sono, ovviamente, aumentati i tassi passivi. un’ultima chicca: la nuova commissione di istruttoria sui così detti sconfini, cioè sui conti sempre più in rosso degli italiani. A fronte di tutto questo, cosa accade a chi va a chiedere un mutuo? O un finanziamento per iniziare una nuova attività o un fido per non lasciarne morire una già iniziata? Questo genere di notizie poi, quando coincidono con quelle relative a casi come quello recente del Monte dei Paschi di Siena sono ancora più indigeste.

A cura di Gerladine Meyer