Intervista con l’ex direttore dell’Economist, Bill Emmott

“Gli italiani lasciano l’Italia perché trovano all’estero migliori opportunità, in società più aperte, liberali e meritocratiche. Se l’Italia diventasse più aperta liberale e meritocratica non solo emigrerebbero meno italiani, ma molti vi farebbero ritorno”. E’ il parere dello storico direttore della prestigiosa rivista britannica The Economist che di recente ha scritto un libro, dal titolo,  “Forza, Italia: come ripartire dopo Berlusconi”, edito da Rizzoli e che per la redazione di Voglio Vivere Cosi ha commentato l’ultimo rapporto Censis.  Si tratta di Bill Emmott, nato a Londra, ma residente a Dulverton – Somerset, che, sugli italiani aggiunge: “Non posso parlare per gli altri, ma dal mio punto di vista trovo gli italiani persone con grandi talenti, grande calore e grande energia, che si trovano intrappolate in un lento declino del potere, per colpa della “Mala Italia” e di quei gruppi con cui condivide un radicato interesse.

Libro Emmott economist

Scorrendo l’ultimo rapporto Censis viene fuori un dato: “In un modo o nell’altro, l’Italia ha resistito alla fase peggiore della crisi economica, nonostante un tasso di crescita più basso rispetto agli altri grandi Paesi europei e ad una disoccupazione ancora presente ad un livello troppo elevato”. Dunque, nonostante tante fragilità, l’Italia riesce sempre a cavarsela. Merito di quella che lei nel suo recente libro chiama Buona Italia?

No, non esattamente. Affermare che l’Italia non è stata pesantemente colpita da questa particolare crisi non è del tutto vero: la caduta del PIL è stata tra le maggiori all’interno del G8, ed il tasso di disoccupazione è ancora in crescita. Ciò che invece si è riusciti ad evitare è stato il collasso del sistema bancario, grazie soprattutto al fatto che non c’è stata la “bolla” nel mercato immobiliare, e che le banche non sono state grandi “traders” nel mercato dei derivati: questo è ciò che definisco “La Buona Italia” , perché la forza delle banche in Italia riflette l’eccellenza della legge Amato del 1988. L’Italia è però vulnerabile sotto il punto di vista del debito pubblico, oggi al 120% del PIL. Questo è ciò che riflette “La Mala Italia”…

Nello stesso report c’è anche scritto che “siamo una società pericolosamente segnata dal vuoto, visto che ad un ciclo storico pieno di interessi e di conflitti sociali si va sostituendo un ciclo segnato dall’annullamento e dalla “nirvanizzazione” degli interessi e dei conflitti”.  A chi attribuire  questi mali?

E’ difficile da dire, ma penso che due siano i motivi cui attribuire una parte della colpa. Uno è la mancanza di opportunità per i giovani italiani, dovuta in parte alle nuove leggi sul “precariato” con cui i giovani si devono confrontare, ma dovuta anche alla mancanza di meritocrazia e apertura di molte organizzazioni italiane. Il secondo motivo è la generale mancanza di rispetto delle leggi.  Purtroppo questa è definibile come una “tradizione” in Italia, che però ultimamente è peggiorata, penso, dai cattivi esempi dati dalle alte sfere politiche e sociali, compresa la persona di Silvio Berlusconi.

Intervista a Bill Emmott  economist

Secondo lei, il Governo attuale, di cui non ha molta stima, è il risultato di queste cattive qualità o sono proprio queste caratteristiche degli italiani ad aver portato all’Esecutivo un uomo come l’attuale Presidente del Consiglio?

Credo che l’attuale Presidente del Consiglio abbia usato il suo potere sui media per far riconoscere il potere del proprio governo più a lungo di quanto sarebbe stato altrimenti giustificabile. Credo, però, anche che la confusione, il disordine e l’egoismo dei partiti sia di centro che di sinistra gli abbiano facilitato le cose. Anche a loro si  può attribuire questo generale mal stato di cose.

Un uomo come Berlusconi ha rappresentato dopo Tangentopoli la speranza. La novità. Qual è stato il suo più grande errore?

Ha fatto credere di rappresentare la speranza, il nuovo approccio verso una via di riforme. In realtà non ha alcun interesse nelle riforme, di alcun tipo. I suoi governi sono stati caratterizzati dalla gestione dei suoi interessi, sia personali che in termini di “business”, e dai privilegi assegnati ai suoi associati. Il suo più grande errore quindi è stato il non introdurre un programma di riforme liberali in Italia, come aveva invece promesso.

Cosa si dovrebbe fare subito per motivare gli italiani? E sostenere la “Buona Italia”?

Scrivere libri, come il mio “Forza, Italia” da cui sto progettando di trarre un film per il prossimo anno, per dimostrare agli italiani che la speranza esiste, perché gli esempi di un cambiamento in positivo ci sono e non sono pochi. Quindi la prima iniziativa sarebbe quella di incoraggiare dei gruppi privati di italiani a promuove il cambiamento e di conseguenza “la Buona Italia”.

E cosa fare per farci sentire ancora orgogliosi di essere italiani?

Non credo c’entri molto il fatto di essere italiani. Si tratta piuttosto di libertà, di essere emancipati, di poter realizzare le proprie potenzialità: questo è ciò che realmente conta.

Quindi, le iniziative per ripartire dopo Berlusconi?

Un programma liberale, come ho descritto nel capitolo 10 di “Forza, Italia”, focalizzato sulle riforme della legge elettorale, delle leggi del lavoro, del sistema giudiziario, della legge della competitività e dei controlli, delle finanze pubbliche e delle infrastrutture della conoscenza.

Come commenta il dato che fissa ad un milione negli ultimi quattro anni gli italiani in fuga?

Gli italiani lasciano l’Italia perché trovano all’estero migliori opportunità, in società più aperte, liberali e meritocratiche. Se l’Italia diventasse più aperta liberale e meritocratica non solo emigrerebbero meno italiani, ma molti vi farebbero ritorno.

Come gli inglesi vedono gli italiani?

Non posso parlare per gli altri, ma dal mio punto di vista trovo gli italiani persone con grandi talenti, grande calore e grande energia, che si trovano intrappolate in un lento declino del potere, per colpa della “Mala Italia” e di quei gruppi con cui condivide un radicato interesse.

Un uomo che stima molto e che vedrebbe a capo dell’Esecutivo italiano? E un uomo forte dell’opposizione, che le piace tanto?

Come molti  ho un grandissimo rispetto per Mario Draghi, e credo che sarebbe certamente in grado di seguire la strada intrapresa negli anni ’90 da Carlo Azeglio Ciampi. Dell’opposizione rispetto un giovane sindaco come Matteo Renzi ma anche un sindaco di più esperienza come Sergio Chiamparino.

Come considera Paul Ginsborg, inglese, che insegna in Italia e l’anno scorso ha preso la cittadinanza italiana? Un uomo coraggioso o altro?

Reputo Paul Ginsborg un eccellente storico ed analista della società italiana contemporanea.

Perché passa il tempo spesso negli aeroporti? E qual è l’aeroporto che le ha riservato più sorprese?

Amo viaggiare, essenzialmente perché mi incuriosiscono gli altri Paesi, e non credo che gli aeroporti mi riservino più molte sorprese. Quando sono in aeroporto penso quasi sempre al luogo, la città verso la quale sto viaggiando o, naturalmente, a casa.

Intervista a cura di Cinzia Ficco