Non ho uno stipendio e sto bene così… IL GIOCO DEL MONDO A TESTA IN GIU’

Alice Avallone

Mi sono guardato ogni mattina allo specchio chiedendomi: “Se oggi fosse l’ultimo giorno della mia vita, vorrei fare quello che sto per fare oggi?”. E ogni qualvolta la risposta è no per troppi giorni di fila, capisco che c’è qualcosa che deve essere cambiato. (…) Il nostro tempo è limitato, per cui non lo dobbiamo sprecare vivendo la vita di qualcun altro. Non facciamoci intrappolare dai dogmi, che vuol dire vivere seguendo i risultati del pensiero di altre persone. Non lasciamo che il rumore delle opinioni altrui offuschi la nostra voce interiore. E, cosa più importante di tutte, dobbiamo avere il coraggio di seguire il nostro cuore e la nostra intuizione. In qualche modo, essi sanno che cosa vogliamo realmente diventare. Tutto il resto è secondario.

Steve Jobs
dal famoso discorso per la consegna dei diplomi
alla Stanford University di Palo Alto, 12 giugno 2005

 

In un periodo dove c’è una crisi nera, i ragazzi non trovano lavoro e se lo trovano sono stage non pagati, scegliere di non avere uno stipendio mensile fisso è una follia. Ma psicosomatizzare fino al soffocamento lo stress che ti porta un ambiente di lavoro non adatto a te, vivere perennemente con il cellulare in mano e gli occhi incollati allo schermo in spasmodica attesa dell’ennesimo capriccio o scarico di responsabilità, e sperare invano che le persone intorno a te diventino improvvisamente educate, etiche e coerenti quando non lo sono – bene, questo è da cretini.

 

Ho passato mesi a lamentarmi a pranzo e a cena, e con il mio fidanzato al telefono, e davanti a mille caffè con gli amici. Poi è bastata una goccia in più, e qualche mese fa mi sono svegliata e ho deciso che – se gli altri non si prendevano le proprie responsabilità – allora avrei dovuto farlo io, per me stessa e la mia salute. Non c’è crisi che tenga quando non si è mai felici di vedere la luce del sole la mattina presto, quando il corpo traduce in improvvise malattie quello che vorresti urlare al mondo, quando non hai più una vita sociale (ma solo social ed online).

Una mattina spingevo il carrello su per il tappeto mobile dell’Esselunga ed avevo questo dannato cellulare in mano. Pesavo i carciofi, e controllavo le mail. Sceglievo le mozzarelle, e controllavo le mail. Guardavo le riviste, e controllavo le mail. Ero schiava di me stessa e delle mie ansie. Alla cassa sono usciti allo scoperto una serie di punti interrogativi. Ma è questa la vita? Che significato ha? A che cosa mi porta? Più soldi, più aperitivi superfichi, più cosa?

 

Dopo essere tornata nella mia città natale Asti e recuperato ritmi naturali, oggi sono carica di nuova energia positiva, anche se sono tornata a tutti gli effetti una freelance. Ho fatto downshifting (http://en.wikipedia.org/wiki/Downshifting), in order to reach a holistic self-understanding and satisfying meaning in life.

Se consapevolmente si sceglie di continuare su una strada che ci fa vivere male allora zitto e nuota, nuota e nuota – per dirla alla Nemo. Poi i casi sono due: o passi dalla parte degli squali, o anneghi – ma questa è un’altra storia. Scegliere il meglio per noi stessi non è un lusso, ma un dovere. Anche quando c’è crisi, anche quando non c’è lavoro.

Questa estate mi sono chiesta: se oggi fosse l’ultimo giorno della mia vita, vorrei fare quello che sto per fare oggi? Sì e voglio fare anche di più. Tra due mesi parto per il Queensland, dove lavorerò come koala keeper in una grande riserva naturale dedicata a questi animali. I compiti sono quelli di una baby sitter: coccolarli, tenerli d’occhio, pulire le zone dove vivono, chiamare i veterinari se stanno male, dar loro da mangiare.

O meglio, indicare loro su quale albero salire pigramente. Questi almeno sono i compiti sulla carta: sarà una vera avventura per me.

 

Per il momento c’è una pagina su Facebook, Il gioco del mondo a testa in giù.

Gli obiettivi sono stravolgere il modo di vedere il mondo durante un viaggio, prendere con leggerezza e positività tutto quello che può capitare – da un ritardo di un bus a un incontro ravvicinato con un rettile – e interpretare la realtà come se fosse un gioco ogni giorno attraverso una serie di scatti dall’altra parte del mondo, in Australia. E ovviamente, presentare tutti i koala che conoscerò nella riserva.

Alice Avallone