Ne parliamo con Davide Vincenzi, responsabile di Form Tre, società di formazione, da cinque anni sul mercato con un’offerta di corsi per privati e aziende. Davide è tra gli artefici del rilancio della società, grazie ad un riposizionamento sul mercato e ad una capacità di cambiare l’approccio con il cliente e con la comunicazione web.

“In questo lavoro – ci dice – è fondamentale la flessibilità e la disponibilità a rimettere in discussione quanto fatto fino ad un certo punto. Non si tratta di errori, perché quelli puoi definirli tali solo a posteriori; ma se proprio vogliamo chiamarli così, almeno impariamo a considerarli un’opportunità.” E con questa bella premessa entriamo nel vivo della conversazione per scoprire, o veder confermate, molte sinergie tra il cambiamento, di cui si occupa Voglio Vivere Così e la formazione, la pianificazione del cambiamento stesso. “Spessissimo – continua Davide – il cambiamento è conseguenza o sintomo di una reazione. Si reagisce a ciò che cambia e a ciò che vorremmo cambiasse. Ma la reazione non è un’azione, non ancora almeno. Bisogna destrutturarla, dividerla per passi singoli. Bisogna capire qual è l’obiettivo, qual è il reale bisogno e dargli un nome.

Cambiamento e formazione

Talvolta capita che le persone non sappiano neanche nominare il loro vero problema. Per rimanere nel vostro campo, non basta dire che si vuole espatriare. Bisognerebbe sapere esattamente perché, a fare cosa, come, con che programma. La differenza è trasformare una “fuga da” in un “andare verso”. Se non si fa così i problemi non verranno mai risolti.” Le tecniche utilizzate da Davide sono quelle del problem solving e del coaching entrambe funzionali all’individuazione del bisogno di ciascuno e alla definizione di un obiettivo chiaro. La domanda da porsi non è “perché”, che aprirebbe una porta sul passato, ma “come” che suggerisce e costruisce un programma. “Il perché attiene ad un altra professione – prosegue Davide – che è quella dello psicologo. Noi formatori non siamo psicologi.” Chiediamo a Davide di dirci quale sia l’atteggiamento prevalente di chi si rivolge a Form Tre: “Spesso c’è quasi una forma di passività, un seguire semplicemente il mercato. Molti, come del resto è legittimo che sia, cercano un corso di formazione che migliori il proprio curriculum. E lì interviene l’importanza del formatore. Che è qualcosa di più di un’insegnante; è un vero docente, cioè è colui che deve dare una motivazione, che deve stimolare una curiosità verso il nuovo. Non si tratta solo di acquisire nuove nozioni nell’ambito professionale che già si frequenta; si tratta di cambiare proprio l’impostazione mentale.”

Sembra davvero che la definizione dell’obiettivo sia l’aspetto più difficile, più confuso, talora fuorviante quando si dice, genericamente, di voler cambiare. Essere stufi non è elemento sufficiente su cui costruire un percorso. “Quello che è difficile – prosegue Davide – è proprio la metodologia. Il cambiamento è frutto di un lavoro su sé stessi, un lavoro fatto di un macro obiettivo e tanti micro obiettivi intermedi. Semplici e chiari. Quello è l’aspetto difficile. Per questo quando stiamo raccogliendo le iscrizioni per un corso io stesso chiamo uno per uno tutti quelli che hanno chiesto informazioni. Perché voglio essere sicuro di cosa stiano effettivamente cercando, voglio trovare insieme a loro, fin dall’inizio se è possibile, la vera chiave di lettura del loro problema.”

Cambiamento e formazione

Davide è uomo dalla notevole esperienza nel campo delle risorse umane; esperienza che lo ha portato a capire quanto la formazione sia anche, e sopra tutto, un dispositivo di ascolto, un occasione per creare un contesto di curiosità e stimolo, un’opportunità anche di farsi venire dei dubbi. “Succede – continua Davide – che chi si rivolge a noi sia graniticamente sicuro di una cosa, senza alternative. Allora a quel punto io chiedo “oppure”? E vedo vacillare quella convinzione. Ma il dubbio è una grande risorsa. Dopo la confusione iniziale l’arricchimento è proprio nell’andarsene a casa con quel “oppure” che apre altre strade”.

“Voi – chiediamo – fate anche dei corsi molto pratici. Per esempio, quello grazie al quale ci siamo conosciuti, che si terrà a marzo e che si chiamerà “Come aprire un B&B”. In quel corso verranno fornite in particolare nozioni fiscali, legislative e gestionali. Cosa ha a che fare questo con la formazione classica ?.

“Ha a che fare – risponde Davide – con la programmazione di cui parlavamo prima. Aprire un B&B non può essere frutto di una decisione improvvisa e improvvisata. È un’attività imprenditoriale vera e propria. E questo richiede doti mentali molto chiare ma anche di sapere quali sono gli aspetti pratici, che spesso si sottovalutano o non si prendono per nulla in considerazione.”

Un percorso formativo quindi deve strutturarsi come un terreno su cui coltivare in modo produttivo non solo gli aspetti emotivi e motivazionali ma, anche quelli pratici e pragmatici: dove con pragmatica chi scrive si rifà a Watzlawick e alla scuola di Palo Alto; quindi “come fare ciò che bisogna fare”. La formazione dunque non è solo un una gabbia teorica in cui rinchiudere slanci e idee. Anzi, il momento in aula può diventare una griglia su cui pianificare e costruire un cambiamento vero.

Per contattare Davide Vincenzi consultate www.formtre.it il sito della società.

A cura di Geraldine Meyer