Questa è la storia di Rosy Menta, sessantadue anni, di suo marito Gustavo Bonora, ottantaduenne e del loro spazio di cui potete leggere nel bel sito www.exfabbricadellebambole.com.

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“Io milanese di nascita, mio marito d’adozione – racconta Rosy – abbiamo deciso di lasciare la città undici anni fa per trasferirci in Liguria, dove pensavamo di rimanere. Poi, quattro anni fa abbiamo dovuto rientrare a Milano. Non più ragazzini abbiamo però voluto iniziare un’attività nell’ambito della cultura e dell’arte. In passato – continua Rosy – abbiamo avuto una galleria: mio marito infatti è anche pittore oltre che psicoanalista. Diciamo però che per 30 anni, pur mantenendo i contatti con colleghi e operatori, siamo rimasti esterni al circuito e al mercato. Quando abbiamo deciso di rientrare nel giro abbiamo, come era ovvio, trovato molte cose cambiate, sia in meglio sia in peggio. Questo è stato ciò che ci ha spinto a rimboccarci le maniche e con coraggio (e incoscienza) abbiamo aperto uno spazio culturale-espositivo. Abbiamo quindi avviato un progetto, unico in Italia, di agenzia d’arte per la promozione e la tutela degli artisti ma anche dei collezionisti. È un’impresa che ci regala molte soddisfazioni ma anche momenti di difficoltà: molti artisti italiani sembrano un po’ reticenti ad assumersi quelle responsabilità che richiede ormai il mercato internazionale, in termini anche di leggi e regolamenti. Ma non demordiamo – continua Rosy – perché siamo convinti che, dal momento che il mercato, inteso sia come investimento sia come modalità promozionale ed espositiva, si sta orientando nella direzione che abbiamo individuato noi, anche l’Italia si dovrà adeguare. È una scommessa di vita e di lavoro che abbiamo intrapreso un po’ da pionieri ed è una strada che vogliamo continuare a percorrere fondando nuovi statuti a tutela sia degli artisti sia degli investitori.”

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“La nostra attività prevede anche un percorso formativo rivolto agli artisti – prosegue Rosy – per consentire loro di capire che l’arte è fatta anche di aspetti pratici. Per questo, tra le altre cose, insegnamo loro a tenere un archivio, a fare un curriculum e a diventare consapevoli di alcune normative fiscali e di legge che hanno ormai carattere internazionale. Il mercato dell’arte è un mercato complesso, in cui per i giovani artisti italiani è difficile entrare anche per un ritardo in termini di conoscenze prettamente professionali. Certo ci sono anche problemi legati alla disponibilità di spazi espositivi, di sponsor e di location costose. Ma non è solo per questo che i giovani artisti italiani faticano ad entrare nel mercato estero. È necessario che loro per primi imparino ad assumersi delle responsabilità.”

È un fiume in piena, che straripa entusiasmo Rosy, mentre parla del progetto. “Il mondo dell’arte è fatto di regole ed è importante capire questo aspetto. Regole anche fiscali, legate a quella che viene chiamata rintracciabilità dell’opera, importante oltre che obbligatoria anche per evitare truffe, falsi e furti d’opera. Chi vende è responsabile penalmente di questo, ma anche l’artista rischia. Queste sono cose che nessuna scuola d’arte insegna e che, invece, sono fondamentali. Tutto un insieme di operazioni da cui dipende anche il valore economico dell’opera stessa. Non è che si può sparare a caso una cifra. Questo intendiamo quando parliamo di organizzare dei percorsi formativi tesi alla tutela sia degli artisti sia dei collezionisti.”

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L’attività di Rosy e Gustavo prevede quindi dei work shop tenuti da esperti di art marketing durante i quali venie fornita anche tutela legale, fiscale, consulenza su come avere un contratto espositivo e altro. “Un altro dei servizi che offriamo è un ufficio stampa con Daniela Basadelli Melegà – spiega Rosy – perché oggi la professionalità dell’artista passa anche attraverso la comunicazione”.

Il racconto di Rosy è un interessante viaggio all’interno del mondo dell’arte e del mercato che gli gira attorno. “Non è facile – continua Rosy – districarsi in un mondo così. Per questo pensiamo che tutelare gli artisti significhi anche dare loro una formazione pratica. E tutelare i collezionisti significa tutelare e incoraggiare gli investimenti nell’arte. E non è facile. Anche perché ci sono paesi come l’Inghilterra, la Germania, la Svizzera, l’Olanda e il Belgio in cui l’arte ha tutta un’altra considerazione. Pensiamo solo all’aliquota IVA che da noi è del 21%, mentre in quei paesi è tra il 6% e l’8%. E questo non può non avere ricadute.”

Insegnare le regole per internazionalizzare, questo, tra le altre cose, il progetto di Rosy e Gustavo; un modo per aiutare a far conoscere talenti che, spesso anche per negligenza degli stessi, non riescono a competere in giro per il mondo.

A cura di Geraldine Meyer