Dove è più facile fare impresa all’estero

Qual è il Paese al mondo dove conviene fare impresa? Certamente non l’Italia. O almeno non rientra nelle prime posizioni della classifica stilata dalla Banca Mondiale nel rapporto annuale “Doing Business 2017” che monitora la facilità di fare affari nelle diverse economie mondiali. Su 190 nazioni, il nostro Paese occupa solo la 50esima posizione, in discesa di ben cinque rispetto alla precedente graduatoria. Si collocano più un basso anche la Germania e la Francia, pur occupando una posizione migliore della nostra, mentre la Spagna risale di un gradino la classifica. A livello europeo, tra i membri della Ue l’Italia è terzultima come capacità di attrarre investimenti. A quanto pare, peggio di noi fanno solo la Grecia e Malta. Meglio piuttosto – avverte la World Bank – avviare un business in Serbia e persino nella piccola Moldova.

Ma il luogo dove in assoluto fare impresa è più semplice che altrove si trova dall’altra parte del mondo: si tratta della Nuova Zelanda, lo Stato con il contesto economico più favorevole alle imprese. Wellington supera così Singapore, lo scorso anno sul primo gradino del podio. Non cambiano, invece, le prime nove posizioni della classifica con la Danimarca terza, seguita da Hong Kong, Sud Corea, Norvegia, Regno Unito, Stati Uniti e Svezia. Al decimo posto spicca la sorpresa Macedonia, che ha scalzato la Finlandia dalla top ten. È comunque tutta l’Europa dell’Est, grazie alla vigorosa azione riformatrice attuata dai governi dell’area, a stupire e a strappare punti a economie del G7 come il Canada, sceso dalla quattordicesima alla ventiduesima posizione.

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Dall’accesso al credito alla connessione elettrica, dalla risoluzione delle dispute commerciali fino alle procedure concorsuali. E poi la registrazione delle proprietà, le tasse, il commercio transfrontaliero, il rispetto dei contratti e i pagamenti delle insolvenze. Sono tanti i fattori che sono stati valutati, senza dimenticare naturalmente la facilità burocratica di apertura di un’attività e la concessione di permessi edilizi di costruzione. Lo studio si concentra in particolare sulle riforme adottate dai governi per rendere le loro economie più favorevoli alle imprese. In base a tali criteri è stato possibile stilare una classifica generale che vede brillare anche i Paesi baltici con l’Estonia che sale dalla sedicesima alla dodicesima posizione, la Lituania che scende di un posto ma rimane ventunesima, e la Lettonia che balza di ben 8 posizioni: dalla ventiduesima alla quattordicesima.

La Polonia si piazza ventiquattresima facendo molto meglio dell’Italia, come del resto fanno meglio anche la Romania (trentaseiesima) e la Bulgaria (trentanovesima). Al trentottesimo posto troviamo la Bielorussia, una repubblica socialista, che sale sette gradini e precede la Russia, quarantesima mentre l’anno scorso era solo cinquantunesima. Minsk entra inoltre nella top ten delle nazioni che, sulla base delle riforme adottate, hanno registrato i miglioramenti maggiori insieme a Brunei, Kazakhstan (dal quarantunesimo al trentacinquesimo posto), Kenya, Indonesia, Serbia, Georgia, Pakistan, Emirati Arabi Uniti e Bahrain.

Tra le grandi economie dell’Eurozona, come abbiamo visto la Germania e la Francia perdono due posizioni ciascuna e scendono rispettivamente al diciassettesimo e al ventinovesimo posto, mentre la Spagna sale di un gradino al trentaduesimo posto. È invece stabile al trentaquattresimo posto il Giappone, superato in dinamismo da Taiwan (undicesima) e Malesia (ventitreesima).

Economie emergenti. Nonostante nella classifica occupino le posizioni più basse, i risultati dicono che più della metà dei Paesi africani sono migliorati rispetto allo scorso anno. Secondo gli economisti di Washington, i risultati positivi ottenuti dal continente africano sono resi possibili dal fatto che nell’ultimo periodo le economie dei paesi – in particolare quelle della regione sub-sahariana – hanno adottato un numero record di riforme per migliorare il loro ambiente di business. A guidare la classifica dell’Africa sub-sahariana sono le isole Mauritius, piazzate al 49esimo posto delle economie mondiali. Subito dopo c’è il Rwanda, poi il Marocco, il Botswana, il Sudafrica e la Tunisia.

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In generale Brunei, Kazakistan, Kenya, Bielorussia, Indonesia, Serbia, Georgia, Pakistan, Emirati Arabi Uniti e Bahrain sono state le economie che hanno avuto i risultati migliori nel corso del 2015/16 nelle aree rilevate dal Doing Business. Grazie a 48 riforme normative da parte dei rispettivi governi, in questi Paesi è diventato molto più facile fare affari.

I Paesi che non facilitano l’avvio di un business. Al contrario, per colpa soprattutto di situazioni di estrema instabilità sociale e politica, gli ultimi otto posti sono occupati da nazioni devastate da guerre e rivolte: Afghanistan, Repubblica Democratica del Congo, Repubblica Centroafricana, Sud Sudan, Venezuela, Libia, Eritrea e Somalia, che fa da fanalino di coda al centonovantesimo posto; mentre la Siria, al quinto anno di guerra civile, riesce a guadagnare due posizioni, dalla numero 175 alla numero 173.

Insomma le migliori performance sono, in media, associate con livelli più bassi di diseguaglianza sociale e quindi a una ridotta povertà e a una maggiore prosperità condivisa. Più impresa, più opportunità per le donne, più aderenza allo Stato di diritto: sono questi, secondo la Banca mondiale, gli ingredienti per economie solide dove attrarre investimenti. Una ricetta che può essere di stimolo anche a tutti gli altri.

Di Enza Petruzziello