I luoghi comuni del “viaggio”

Sono vari i luoghi comuni sul viaggiare. Contrariamente a quanto s’immagina le vacanze “mordi e fuggi” sono un fenomeno di massa non durante le festività di dicembre, ma nei mesi successivi, quelli di gennaio e febbraio. Certo, non è che per Capodanno non si parta. Anzi. Nei giorni che precedono queste festività le agenzie di viaggio rassomigliano alle sale di attesa del dentista dove, anche se vai per appuntamento, devi comunque aspettare un’oretta. Poi gli aeroporti, che sono in quei giorni immancabilmente in tilt e gli aerei immancabilmente in ritardo. Ma la calca dei vacanzieri è l’effetto del suo concentrarsi in periodo di tempo brevissimo: si tratta appena di una decina di giorni, visto che il Natale si passa in famiglia e le vacanze si bruciano tutte nel ristretto arco temporale tra il 26 dicembre e il 7 gennaio. Inoltre a partire è solo chi può permettersi i costi della “alta stagione”, mentre una famiglia media solo raramente può affrontare i prezzi del “tutto esaurito”.

Dunque, la vera tendenza è un’altra: la vacanza di massa si sposta ormai dopo le festività: Se non ve ne accorgete è perché l’esodo non è concentrato in pochi giorni, ma spalmato in oltre due mesi, da gennaio a metà marzo. Questo periodo è il vero regno dove domina la più sadica organizzazione dei pacchetti turistici: il costo s’abbassa, ma la partenza è quasi clandestina in impensabili orari notturni, il viaggio s’allunga a dismisura per le varie “soste teniche” finalizzate a riempire il carico dei passeggeri in più città o per il rifornimento di carburante nel paese più economico. Ma è in questi mesi che la famiglia italiana sfoga la sua ansia di esotismo: le mete più gettonate sono quelle dei luoghi tropicali, dove il nostro inverno si trasforma, in qualche ora di viaggio, in una calda estate in riva al mare. Per una settimana. E con frequenti sorprese: quelle che svelano che i costi così bassi derivavano dal brutto albergone dove ti hanno scaricato o dalla fettina di spiaggia che ti è toccata in sorte tra i “residui” delle località più gettonate, di cui portano il nome ma da cui in realtà distano molti chilometri. Fa niente, questo esodo invernale di massa costa davvero poco ed è ormai la vera vacanza “familiare” del futuro.

Sanità da “terzo mondo”?

Una volta che si decide di partire per una località tropicale è immancabile un ultimo dubbio: ma se ho bisogno di un medico? Perché l’idea fissa è sempre quella di alcuni decenni fa, quella dello stereotipo che lega l’Africa, l’Asia e l’America Latina alla “sanità da terzo mondo”. In realtà non è più così. In quasi tutte le nazioni del così detto “terzo mondo” è ormai in opera una nuova generazione di medici che si sono laureati spesso all’estero o che si sono specializzati nel loro paese in una lunga disciplina di studi. Certo, i medici spesso operano in strutture ospedaliere che non dispongono delle attrezzature tecnologiche del nostro occidente, ma sopperiscono a questa mancanza  con una provata professionalità. Del resto molti paesi esotici hanno cambiato marcia e sono diventati concorrenti dell’occidente proprio nel campo delle specializzazioni sanitarie. Si tratta del cosiddetto “turismo medicale” che porta centinaia di persone in nazioni come la Tunisia, il Costa Rica, il Brasile a curarsi i denti o a fare interventi estetici o a godersi cure di benessere in centri altamente specializzati che costano meno della metà di un equivalente intervento in occidente. Ma il vero luogo comune investe l’Africa. “Mi debbo fare l’antimalarica?”, è la domanda del turista che programma una settimana in questo continente. Macchè. Le controindicazioni superano di gran lunga i vantaggi e del resto la malaria, oltrechè ormai molto rara nelle aree turistiche poiché le zone malariche sono quelle paludose, è anche facilmente individuabile e curabile. Da circa sei anni è stata individuata una nuova medicina che deriva da una pianta dall’affascinante nome di “artemisia”: dopo le prime pillole, in poche ore già i dolori passano e in tre giorni sei completamente guarito. Purtroppo a morire, per fortuna sempre più raramente, sono soprattutto i bambini africani delle zone più sperdute dove la febbre malarica non viene curata per settimane perché scambiata per banale influenza. Ma sono proprio i paesi tropicali all’avanguardia delle ricerche su queste malattie e si sta attualmente sperimentando anche un vaccino per debellare il fenomeno. Perciò affrontate il vostro viaggio esotico in assoluta tranquillità: la farmacia di tipo occidentale la troverete dappertutto e potrete comprare la vostra pillolina a meno della metà di quanto la paghereste in Italia.

Attilio Wanderlingh, autore del libro “Scappo via!, paradisi esotici dove vivere alla grande con meno di mille euro al mese”.

awanderlingh@yahoo.it