Autore Topic: Sono molti quelli che parlano del DOWNSHIFTING ma in realta' cos'e'?  (Letto 17265 volte)

VoglioVivereCosì53

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Letteralmente significa “muoversi verso il basso”, piu' colloquialmente c’e' chi lo traduce come “scalare le marce, rallentare”. Come spesso accade, pero', per i neologismi in lingua inglese, la traduzione in italiano e' inevitabilmente approssimativa. Ecco perché anche da noi è entrato nel linguaggio comune cosi com’e' nella lingua dei sudditi di Sua Maesta', cioe' downshifting.

Downshifting: cosa vuol dire?
Che significa? Molte cose in una. Significa ad esempio prendersela con calma, lentamente, non affannarsi, in primo luogo per le questioni di lavoro, i soldi, la carriera. Il contrario dello yuppismo anni ’80. Significa fare meno ma anche fare meglio, con maggior passione e piu' senso e in modo piu' semplice (magari rinunciando all’ultimo modello di smartphone che invece di semplificarci la vita ce la complica con aggiornamenti continui, rischi di attacchi di nuovi virus, moltiplicazione di funzioni che nessuno utilizzera' mai), a prescindere da quello che si fa. Significa avere piu' tempo per se', la propria famiglia, gli amici, gli hobby, perche' no anche per le vacanze, a patto ovviamente che non siano troppo costose. Perche' il downshifting, moda, fenomeno culturale o qualsiasi altra cosa sia o stia diventando, predica una riduzione un po' in tutti quegli aspetti che in una normale esistenza di una persona occidentale, o comunque vivente in un’economia industrializzata (anche in Cina, pero', se ne accorgeranno presto), provocano stress, ansia, perdita di contatto con le cose che hanno piu' senso nella vita. E, alla fine, rischiano di far perdere il senso e il gusto di vivere.

Che il downshifting cominci a diffondersi in maniera pervasiva fra le maglie della societa', anche se lenta (non potrebbe essere altrimenti…), e' dimostrato pure da piccole cose come il fatto che abbia conquistato una voce sull’enciclopedia libera di Wikipedia. Anche nella versione in italiano, dove viene liberamente tradotto con “semplicità volontaria”.

Breve storia del downshifting
Difficile porre un inizio preciso alla diffusione del downshifting, come per tutte quelle tendenze che da fenomeno di nicchia diventano diffuse fra ampie fasce di popolazione, conosciute, praticate. Lo si data, in genere, intorno alla prima metà degli anni ’90, quando comincia ad essere chiaro a molti, soprattutto professionisti affermati e manager in carriera o aspiranti tali, che vivere per produrre, per guadagnare e poi consumare (secondo lo schema “lavoro, produco, guadagno, pago, pretendo, consumo”), non e' che apra poi le porte a tutta questa felicita'.

Quanto alla paternita' del neologismo, pare sia da attribuire ad uno studio del Trends Research Institute di New York, risalente a meta' anni ‘90, che con questa espressione intendeva individuare le persone che scelgono uno stile di vita meno faticoso, meno gratificante in termini economici ma molto, molto piu' gratificante dal punto di vista della qualita' della vita personale. Anni dopo, il neologismo trovo' spazio nel New Oxford Dictionary.

Con l’avvicinarsi degli anni 2000 arrivarono le prime interpretazioni sociologiche del downshifting e i primi volumi che lo affrontavano in maniera strutturata. Fra gli scritti piu' celebri si possono citare quelli della sociologa statunitense Juliet Schore (docente di sociologia al Boston College). Fondamentale e' anche il testo Downshifting: come lavorare meno e godersi di piu' la vita, scritto da John Drake, pubblicato dall’ex-fondatore e poi a.d. di una societa' di consulenza sulle risorse umane di grande successo, John Drake.

Ma anche in italiano si contano ormai, col passare degli anni, numerosi volumi che variamente declinano l’arte di fare downshifting, i cui adepti vengono conseguentemente indicati come “downshifter”. Uno dei piu' famosi e' senz’altro Simone Perotti, anch’egli manager di successo che ha deciso di mollare tutto e abbandonare la città tentacolare (Milano) per ritagliarsi una vita piu' a misura d’uomo in un ambiente non molto distante geograficamente ma culturalmente (le Cinque Terre, in Liguria), come racconta nel volume Adesso basta. Lasciare il lavoro e cambiare vita.

Downshifting e decrescita (felice)
Se tutti facessimo downshifting, che cosa succederebbe? Nessuno puo' dirlo, ovviamente. E nonostante questa filosofia di vita stia facendo proseliti (nel 2007 c’erano nel mondo circa 16 milioni di lavoratori pronti a “downshiftare”, oggi con ogni probabilita' sono molti di piu'), la larghissima maggioranza di noi o e' ancora attratta fatalmente dall’equazione lavoro di piu' = guadagno di piu', oppure non riesce a uscire dal meccanismo della vita-as-usual anche se sente che gli ingranaggi lo stanno pian piano stritolando.

Va detto pero' che a livello macroeconomico il downshifting evidenzia profonde interconnessioni con la filosofia “slow”, che e' poi quella del movimento slow food ma anche, piu' recentemente, del movimento slow money, altrimenti detto dei capitali pazienti, che rigetta il modello dell’investimento a breve, brevissimo termine e preferisce gettare lo sguardo e l’aspettativa di un ritorno economico su orizzonti di lungo periodo.

In particolare, il downshifting sembra avere una spontanea ed evidente affinita' con gli economisti che, contro la teoria della crescita-produzione-consumo infiniti, teorizzano il modello della decrescita (felice) e hanno il loro maggiore esponente nell’economista e filosofo francese Serge Latouche, professore emerito di Scienze economiche all'Universita' di Parigi XI. Con tutte le conseguenze che si possono immaginare sul consumo di energia, la produzione di rifiuti, la congestione dei trasporti e cosi via.

Le dieci regole d’oro del downshifting
Ma se voglio fare downshifting, se questa filosofia di vita m’ispira ma fatico a tradurla in concreto, da dove posso partire? Per iniziare, si puo' prendere spunto dal “decalogo” stilato da una delle guru internazionalmente riconosciute del downshifting, ovverosia Tracey Smith, che qualche anno fa si e' inventata in Gran Bretagna la settimana del downshifting, diventata ormai un appuntamento di risonanza internazionale.

Ecco, dunque, quali sono le regole del buon downshifter. Che strizzano anche l’occhio al green e ad uno stile di vita sostenibile. Come dire che tutto si tiene, alla fine.

1) Fai un esame del tuo budget di tempo e del tuo budget finanziario.
2) Taglia una carta di credito (in senso letterale!) come gesto simbolico e liberatorio
Citazione
(consiglio di farlo con una gia' scaduta altrimenti le lungaggini burocratiche per "spiegare" l'averla tagliata ti tolgono tutta la soddisfazione).
3) Dona qualche oggetto, giocattoli, vestiario ad un ente caritatevole, cosi' sperimenti un comportamento di natura gratuita.
4) Fai un elenco dei tuoi acquisti settimanali e tagliane almeno 3 (non essenziali).
5) Pianta qualcosa in giardino, coltivalo, innaffialo e poi mangialo, per imparare che non tutto il cibo si deve acquistare.
Citazione
I pomodori sono facili da coltivare, crescono in tempi brevi e se ben annaffiati danno risultati eccezionali.
6) Cucina un pranzo utilizzando ingredienti di stagione, locali e preferibilmente organici.
7) Goditi la grandissima gioia di allevare qualche gallina (non in batteria).
8) Realizza con le tue mani qualche biglietto o cartoncino per le prossime feste in calendario.
9) Stasera (non domani, stasera!) spegni la televisione, accendi la radio e fai qualche gioco in famiglia o una bella chiacchierata.
10) Programma una mezza giornata lontana dal lavoro da trascorrere con qualcuno a cui vuoi bene.

gioviale1956

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Re:Sono molti quelli che parlano del DOWNSHIFTING ma in realta' cos'e'?
« Risposta #1 il: 15 Ottobre 2011, 13:25:09 »
Letteralmente significa “muoversi verso il basso”, piu' colloquialmente c’e' chi lo traduce come “scalare le marce, rallentare”. Come spesso accade, pero', per i neologismi in lingua inglese, la traduzione in italiano e' inevitabilmente approssimativa. Ecco perché anche da noi è entrato nel linguaggio comune cosi com’e' nella lingua dei sudditi di Sua Maesta', cioe' downshifting.

Downshifting: cosa vuol dire?
Che significa? Molte cose in una. Significa ad esempio prendersela con calma, lentamente, non affannarsi, in primo luogo per le questioni di lavoro, i soldi, la carriera. Il contrario dello yuppismo anni ’80. Significa fare meno ma anche fare meglio, con maggior passione e piu' senso e in modo piu' semplice (magari rinunciando all’ultimo modello di smartphone che invece di semplificarci la vita ce la complica con aggiornamenti continui, rischi di attacchi di nuovi virus, moltiplicazione di funzioni che nessuno utilizzera' mai), a prescindere da quello che si fa. Significa avere piu' tempo per se', la propria famiglia, gli amici, gli hobby, perche' no anche per le vacanze, a patto ovviamente che non siano troppo costose. Perche' il downshifting, moda, fenomeno culturale o qualsiasi altra cosa sia o stia diventando, predica una riduzione un po' in tutti quegli aspetti che in una normale esistenza di una persona occidentale, o comunque vivente in un’economia industrializzata (anche in Cina, pero', se ne accorgeranno presto), provocano stress, ansia, perdita di contatto con le cose che hanno piu' senso nella vita. E, alla fine, rischiano di far perdere il senso e il gusto di vivere.

Che il downshifting cominci a diffondersi in maniera pervasiva fra le maglie della societa', anche se lenta (non potrebbe essere altrimenti…), e' dimostrato pure da piccole cose come il fatto che abbia conquistato una voce sull’enciclopedia libera di Wikipedia. Anche nella versione in italiano, dove viene liberamente tradotto con “semplicità volontaria”.

Breve storia del downshifting
Difficile porre un inizio preciso alla diffusione del downshifting, come per tutte quelle tendenze che da fenomeno di nicchia diventano diffuse fra ampie fasce di popolazione, conosciute, praticate. Lo si data, in genere, intorno alla prima metà degli anni ’90, quando comincia ad essere chiaro a molti, soprattutto professionisti affermati e manager in carriera o aspiranti tali, che vivere per produrre, per guadagnare e poi consumare (secondo lo schema “lavoro, produco, guadagno, pago, pretendo, consumo”), non e' che apra poi le porte a tutta questa felicita'.

Quanto alla paternita' del neologismo, pare sia da attribuire ad uno studio del Trends Research Institute di New York, risalente a meta' anni ‘90, che con questa espressione intendeva individuare le persone che scelgono uno stile di vita meno faticoso, meno gratificante in termini economici ma molto, molto piu' gratificante dal punto di vista della qualita' della vita personale. Anni dopo, il neologismo trovo' spazio nel New Oxford Dictionary.

Con l’avvicinarsi degli anni 2000 arrivarono le prime interpretazioni sociologiche del downshifting e i primi volumi che lo affrontavano in maniera strutturata. Fra gli scritti piu' celebri si possono citare quelli della sociologa statunitense Juliet Schore (docente di sociologia al Boston College). Fondamentale e' anche il testo Downshifting: come lavorare meno e godersi di piu' la vita, scritto da John Drake, pubblicato dall’ex-fondatore e poi a.d. di una societa' di consulenza sulle risorse umane di grande successo, John Drake.

Ma anche in italiano si contano ormai, col passare degli anni, numerosi volumi che variamente declinano l’arte di fare downshifting, i cui adepti vengono conseguentemente indicati come “downshifter”. Uno dei piu' famosi e' senz’altro Simone Perotti, anch’egli manager di successo che ha deciso di mollare tutto e abbandonare la città tentacolare (Milano) per ritagliarsi una vita piu' a misura d’uomo in un ambiente non molto distante geograficamente ma culturalmente (le Cinque Terre, in Liguria), come racconta nel volume Adesso basta. Lasciare il lavoro e cambiare vita.

Downshifting e decrescita (felice)
Se tutti facessimo downshifting, che cosa succederebbe? Nessuno puo' dirlo, ovviamente. E nonostante questa filosofia di vita stia facendo proseliti (nel 2007 c’erano nel mondo circa 16 milioni di lavoratori pronti a “downshiftare”, oggi con ogni probabilita' sono molti di piu'), la larghissima maggioranza di noi o e' ancora attratta fatalmente dall’equazione lavoro di piu' = guadagno di piu', oppure non riesce a uscire dal meccanismo della vita-as-usual anche se sente che gli ingranaggi lo stanno pian piano stritolando.

Va detto pero' che a livello macroeconomico il downshifting evidenzia profonde interconnessioni con la filosofia “slow”, che e' poi quella del movimento slow food ma anche, piu' recentemente, del movimento slow money, altrimenti detto dei capitali pazienti, che rigetta il modello dell’investimento a breve, brevissimo termine e preferisce gettare lo sguardo e l’aspettativa di un ritorno economico su orizzonti di lungo periodo.

In particolare, il downshifting sembra avere una spontanea ed evidente affinita' con gli economisti che, contro la teoria della crescita-produzione-consumo infiniti, teorizzano il modello della decrescita (felice) e hanno il loro maggiore esponente nell’economista e filosofo francese Serge Latouche, professore emerito di Scienze economiche all'Universita' di Parigi XI. Con tutte le conseguenze che si possono immaginare sul consumo di energia, la produzione di rifiuti, la congestione dei trasporti e cosi via.

Le dieci regole d’oro del downshifting
Ma se voglio fare downshifting, se questa filosofia di vita m’ispira ma fatico a tradurla in concreto, da dove posso partire? Per iniziare, si puo' prendere spunto dal “decalogo” stilato da una delle guru internazionalmente riconosciute del downshifting, ovverosia Tracey Smith, che qualche anno fa si e' inventata in Gran Bretagna la settimana del downshifting, diventata ormai un appuntamento di risonanza internazionale.

Ecco, dunque, quali sono le regole del buon downshifter. Che strizzano anche l’occhio al green e ad uno stile di vita sostenibile. Come dire che tutto si tiene, alla fine.

1) Fai un esame del tuo budget di tempo e del tuo budget finanziario.
2) Taglia una carta di credito (in senso letterale!) come gesto simbolico e liberatorio
Citazione
(consiglio di farlo con una gia' scaduta altrimenti le lungaggini burocratiche per "spiegare" l'averla tagliata ti tolgono tutta la soddisfazione).
3) Dona qualche oggetto, giocattoli, vestiario ad un ente caritatevole, cosi' sperimenti un comportamento di natura gratuita.
4) Fai un elenco dei tuoi acquisti settimanali e tagliane almeno 3 (non essenziali).
5) Pianta qualcosa in giardino, coltivalo, innaffialo e poi mangialo, per imparare che non tutto il cibo si deve acquistare.
Citazione
I pomodori sono facili da coltivare, crescono in tempi brevi e se ben annaffiati danno risultati eccezionali.
6) Cucina un pranzo utilizzando ingredienti di stagione, locali e preferibilmente organici.
7) Goditi la grandissima gioia di allevare qualche gallina (non in batteria).
8) Realizza con le tue mani qualche biglietto o cartoncino per le prossime feste in calendario.
9) Stasera (non domani, stasera!) spegni la televisione, accendi la radio e fai qualche gioco in famiglia o una bella chiacchierata.
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é la scoperta dell'acqua calda ... è da quando sono nato che lo pratico ... volente o dolente , quindi da 55 anni ... saluti.

VoglioVivereCosì53

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Re:Sono molti quelli che parlano del DOWNSHIFTING ma in realta' cos'e'?
« Risposta #2 il: 17 Ottobre 2011, 05:39:27 »
Allora non e' downshifting!
E' downshifting quando, per dirla in modo consumistico e di facciata, rinunci alla tua Range Rover e ti compri una Fiat Panda 4x4
E' downshifting quando invece di andare a teatro tutte le settimane monti una tenda in casa tua e fai lo scemo con tua moglie per far ridere i bimbi
E' downshifting quando butti via lo champagne e ti bevi la gazzosa colorata con un goccio di succo di mela, il colore e' lo stesso il sapore forse meglio e non ti ubriachi!

Nadica

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Re:Sono molti quelli che parlano del DOWNSHIFTING ma in realta' cos'e'?
« Risposta #3 il: 17 Ottobre 2011, 14:25:55 »
Possiamo affermare che noi italiani, tra la meta' degli anni '80 e la fine degli anni 90', abbiamo invece abusato di OVERshifting?
Mi sembra che grand parte della popolazione di media sociale abbia vissuto in quegli anni al di sopra delle sue reali possibilita'. C'era benessere e quindi, perche' no? Come e' iniziata la crisi, questi pian piano sono finiti nelle fascie di reddito piu' basse, ed il gap con la classe piu' ricca si e' allargato.
Che ne pensate?

E che ne pensate che, forse, sarebbe ora che si faccia downshifting?....anche se ora e' ormai obbligatorio...?

VoglioVivereCosì53

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Re:Sono molti quelli che parlano del DOWNSHIFTING ma in realta' cos'e'?
« Risposta #4 il: 17 Ottobre 2011, 14:44:33 »
Si sono d'accordo, ma e' cosi' ancora adesso, gente che vive molto al di sopra delle proprie possibilita'. Gente che mangia pane e cipolla tutti i di e poi va in giro col Range o si fa le vacanze tutti le estati alle Maldive o in Sardegna per poter dire di essere uno arrivato.
La crisi ha tagliato soprattutto il credito e i conti hanno iniziato a pesare particolarmente, poi qualche posto di lavoro si e' perso e la paura ha fatto il resto...
Ma il downshifting non e' il ritornare alle origini, e' veramente rinunciare a qualcosa che prima ci sembrava irrinunciabile e questo e' piu' difficile da attuare.
Che poi il gap tra i ricchi ed i poveri si sia ulteriormente allargato non e' perche' i "poveri" sono diventati piu' poveri, diciamo che sono i ricchi che hanno meglio saputo sfruttare le occasioni offerte dai vari salvataggi dovuti alla crisi per arricchirsi ancora di piu'.
Caso eclatante e ad alte sfere e' quello della Fiat che si e' comprata la Chrysler/Jeep senza quasi tirar fuori dalle tasche un solo dollaro.

Nadica

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Re:Sono molti quelli che parlano del DOWNSHIFTING ma in realta' cos'e'?
« Risposta #5 il: 18 Ottobre 2011, 11:32:01 »
Si, sono d'accordo. I sacrifici si fanno solo se c'e' la necessita' di farli, ovvero quando si e' costretti dagli eventi o dalla propria situazione economica. Le generazioni del dopo-guerra, invece, hanno sempre adottato la teoria della 'rinuncia' e questo e' stato un elemento che, unitamente al boom economico degli anni '50'-80', ha aiutato il benessere.

Ora forse faro' inca**are qualcuno, ma credo che la responsabilita' di questa crisi che ha allargato il gap ricco-povero, sia anche, in qualche misura, responsabilita' della ex-classe media.

VoglioVivereCosì53

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Re:Sono molti quelli che parlano del DOWNSHIFTING ma in realta' cos'e'?
« Risposta #6 il: 18 Ottobre 2011, 14:48:13 »
Ci sono diverse situazioni perche' si e' piu' o meno costretti a fare sacrifici.
Semplifichiamo e riduciamole a due:
quando viene a mancare in parte o tutto il reddito in una famiglia e quando la famiglia aumenta.
Queste sono situazioni normali che purtroppo occorrono solo alla gente normale, diciamo alla classe media dedita ai consumi. Mi sentirei di escludere i bassi ceti sociali, non perche' non sia gente soggetta a fare sacrifici, tutt'altro, solo perche' tutta la loro vita e' un sacrificio sia per scelta che dovuta a vari fattori che non stiamo qui a elencare altrimenti facciamo notte.
La classe media (non saprei dirti quanto ex) ha sofferto di piu' dei cambiamenti economici e finanziari degli ultimi tre/quattro anni. Spesso si navigava sopra le righe per poter galleggiare insieme al proprio ambiente fatto tutto di gente con le stesse idee, gli stessi sport, le stesse abitudini. Quando la famiglia aumentava, un figlio, due, tre, iniziava una crisi che in un tempo anche lungo veniva riassorbita a prezzo di sacrifici piccoli e grandi. Quando e' arrivata la crsi finanziaria mondiale molte famiglie hanno perso il supporto delle banche, il restringimento del credito, molti non potevano piu' apparire semplicemente attingendo al pozzo senza fondo bancario e per mantenere una parvenza di status sociale hanno dovuto sacrificare tutto il sacrificabile pur di rimanere a galla. Quelli della ex-classe media che era riuscita ad elevarsi al rango superiore avevano degli insuperabili vantaggi, non era piu' apparenza ma sostanza, la loro forza ha fatto si che le differenze si acuissero, che la forbice si allargasse sempre di piu', mentre i primi andavano miseramente a fondo loro salivano sempre piu' in alto, complice uno Stato che non riesce a far pagare a tutti, ma soprattutto ai non lavoratori dipendenti, le tasse dovute.
Ecco quindi spiegate le migliaia di Porsche Cayenne vendute in Italia, quasi il doppio della somma di quelle vendute in tutta Europa Germania esclusa, le barche a misure dai 15 metri in su, gli appartamenti ai Caraibi... mentre la gente normale faceva fatica a tirare alla fine del mese.


No non mi inca**o, io lo sapevo gia'!

attila

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Re:Sono molti quelli che parlano del DOWNSHIFTING ma in realta' cos'e'?
« Risposta #7 il: 18 Ottobre 2011, 21:34:45 »
Io sono un sostenitore del downshifting...solo che spesso si fa confusione tra piani diversi.
Il precario che prende 800 euro al mese , deve pagarsi l'affitto, l'auto e le bollette e riesce a stento ad arrivare  a fine mese... non sta  facendo downshifting, quella è povertà, tirare la cinghia, non downshifting!
Chi fa downshifting sceglie di vivere in modo più  consapevole, distinguendo tra bisogni veri e finti, eliminando spesso il superfluo. Per qualcuno può essere rinunciare agli straordinari, per qualcun altro passare al part time, per qualcun altro ancora lasciare definitivamente il proprio lavoro. In comune c'è la volontà di vivere una vita più serena,  meno condizionata dagli obblighi lavorativi e dalla logica del lavoro molto per comprare oggetti (che comunque non mi rendono più felice)...
ùRiguardo al vivere overshifting negli anni passati sono abbastanza d'accordo..

VoglioVivereCosì53

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Re:Sono molti quelli che parlano del DOWNSHIFTING ma in realta' cos'e'?
« Risposta #8 il: 19 Ottobre 2011, 08:41:51 »
Chi fa downshifting sceglie di vivere in modo più  consapevole, distinguendo tra bisogni veri e finti, eliminando spesso il superfluo. Riguardo al vivere overshifting negli anni passati sono abbastanza d'accordo..

Quando ci trasferimmo in Francia un amico francese mi disse: "gli italiani vivono ben sopra le loro possibilita' economiche, al contrario i francesi vivono troppo sotto le loro possibilita' economiche. Entranbe le posizioni sono da criticare, gli uni perche' alla prima difficolta' annaspano gli altri perche' fanno la figura dei pezzenti anche con conti bancari a 6 zeri. La soluzione sarebbe una accettabile via di mezzo."
Non erano tempi di downshifting quelli, si viveva ancora piuttosto alla grande, si andava al ristorante almeno tre volte alla settimana e le vacanze sempre in due fasi, mare d'estate e montagna d'inverno per conservare un'invidiabile abbronzatura. Apena arrivati in Francia notammo che la gente dissimulava l'abbronzatura, non importava a nessuno se eri abbronzato oppure no, al rientro di una vacanza sulle Alpi francesi il mio vicino volle solo sapere se ci fossimo rilassati.
Col passare del tempo ci accorgemmo delle grandi differenze:
In Italia l'olio d'oliva e' light, forte, fruttato, soave, spugno, pestato a mano, coi piedi, naturale, di sansa, di petto e di culo...
In Francia c'e' l'olio d'oliva, punto.
In Italia c'e' l'aceto balsamico di uva, di mele, di peperoni, di carciofi, col pepe, con le cipolle... di tutto e di piu'
In Francia c'e' l'aceto, punto.
E via discorrendo, tutto quello che da noi fa variante per attirare il consumatore in Francia non esiste, all'inizio andavamo nei supermercati dove vendevano prodotti italiani, intendiamoci la pasta italiana la mangiano anche i francesi, cosi' come le mozzarelle o il parmiggiano reggiano, ma tutto quello che era superfluo non lo trovavi, alla fine ci si fa l'abitudine e piano piano, complice anche lo stile di vita generale, si fa downshifting.
A volte il downshifting serve anche a renderti la vita piu' soft, piu' facile, non devi diventare matto per cercare quello che difficilmente trovi, tanto vivi bene lo stesso e alla fine risparmi pure.
Quando stavo in Italia avevamo 3 auto, la mia, la sua (di mia moglie) quella aziendale.
In Francia le auto sono diventate due, la mia e la sua, ho rinunciato all'aziendale perche' il benefit si paga in tasse aggiuntive, eppoi perche' in ufficio andavo in treno. Hanno entrambe piu' di dieci anni (undici per l'esattezza), cambiarle mi darebbero due lire, hanno pochi km, vanno bene, meglio tenerle no?
In South africa abbiamo una sola auto. Non serve averne di piu', quando io sono a casa se ne usa sempre una, quando non ci sono, mia moglie rientra in Francia, averne un'altra serve solo a buttar via dalla finestra i soldi. Downshifting.

attila

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Re:Sono molti quelli che parlano del DOWNSHIFTING ma in realta' cos'e'?
« Risposta #9 il: 19 Ottobre 2011, 12:55:06 »

A volte il downshifting serve anche a renderti la vita piu' soft, piu' facile, non devi diventare matto per cercare quello che difficilmente trovi, tanto vivi bene lo stesso e alla fine risparmi pure.
Quando stavo in Italia avevamo 3 auto, la mia, la sua (di mia moglie) quella aziendale.
In Francia le auto sono diventate due, la mia e la sua, ho rinunciato all'aziendale perche' il benefit si paga in tasse aggiuntive, eppoi perche' in ufficio andavo in treno. Hanno entrambe piu' di dieci anni (undici per l'esattezza), cambiarle mi darebbero due lire, hanno pochi km, vanno bene, meglio tenerle no?

Esattissimo, a me è capitato un po' di anni fa qualcosa di simile. Per non perdere mezz'ora di tempo nel traffico pensai di prendere una moto in modo da ridurre il tempo di spostamento a 15 minuti. Pensai:"Ma si, alla fine lavorerò un po' di più e con quei soldi mi pago le varie spese ma avrò la moto"
Per risolvere un problema (ridurre il tempo di spostamento casa-lavoro) però ne ho creati molti altri:
- lavorare di più per pagarmi l'acquisto;
-preoccuparmi di un posto nel box perchè non si può certo lasciare per strada in inverno;
-preoccuparmi della manutenzione della moto;
-preoccuparmi di pagare il bollo;
-preoccuparmi di pagare l'assicurazione;che non è la stessa della macchina ma parte da una nuova classe di merito...
-in moto può far freddo: servono dei guanti, un giubbotto di pelle...
-se ho bisogno di portare libri, pc o altro mi serveil bauletto ecc. ecc

Mi ha creato veramente benessere quell'acquisto o molti più pensieri negativi?

Con questo non voglio certo scoraggiare l'acquisto dei motocicli (che nelle grandi città possono far molto comodo) ma quante volte compriamo oggetti inutili che non migliorano realmente la nostra vita? E magari per comprarli abbiamo passato più tempo a lavoro, con persone che non abbiamo scelto e sottraendo del tempo a noi e ai nostri cari? Non è meglio lavorare meno e il tempo liberato dal lavoro dedicarlo a noi e al nostro benessere? Per me senz'altro! ;)

talofa04

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Re:Sono molti quelli che parlano del DOWNSHIFTING ma in realta' cos'e'?
« Risposta #10 il: 19 Ottobre 2011, 13:50:06 »
beh se non lo avete già fatto,leggetevi il libro di Simone Perotti "adesso basta",appare anche in questo sito,io l'avevo scoperto prima,alcune sue interviste sono su youtube,trovo il tutto molto interessante,in quanto a me sono nato "downshiftinzzato"


woodlawn

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Re:Sono molti quelli che parlano del DOWNSHIFTING ma in realta' cos'e'?
« Risposta #12 il: 02 Gennaio 2023, 09:30:33 »
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woodlawn

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Re:Sono molti quelli che parlano del DOWNSHIFTING ma in realta' cos'e'?
« Risposta #14 il: 02 Aprile 2023, 11:56:42 »
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