Da Barletta a Sydney il passo è breve

In questo mondo globalizzato che importanza hanno il luogo di nascita, la lingua, l’appartenenza alla comunità ? Secondo alcuni la risposta è: sempre meno !

Basta trascorrere una giornata in volo per essere catapultati dall’ altra parte del pianeta e iniziare una nuova vita. Una cosa è certa: non si tratta di scelte facili, né adatte a tutti. Occorre lo spirito giusto ed il coraggio di mettersi in gioco. Questo tanto criticato mondo globale almeno un aspetto positivo ce l’ha: ed è quello di aver creato una generazione di giovani intraprendenti che trovano il coraggio di partire verso nuovi orizzonti, cercando di oltrepassare quelle frontiere (sempre meno fisiche e sempre più mentali) costituite dalle differenze di lingue, culture, usi e costumi.

In questa intervista Nadia Nonnis, poco più che ventenne, originaria di Barletta, ci racconta non solo un’ esperienza personale ma anche un’ immagine di come i cambiamenti globali abbiano trasformato la vita delle persone e ancor più dei giovanissimi.

A Nadia la vita di provincia cominciava ad andare stretta e dovendo scartare l’ università ha deciso che, negli anni più importanti della vita, la sua scuola sarebbe stata il mondo con i suoi insegnamenti. Per fare questo ha deciso di fare le cose in grande e volare verso una grande metropoli moderna dell’ Australia: “non l’Inghilterra, non L’Irlanda, non la Spagna, non la Francia, ho voluto azzardare e fare, forse, il passo più lungo della gamba decidendo di farmi 26 ore di volo e mettere piede dall’altra parte del mondo, a Sydney. Questa volta neanche mia madre era molto d’ accordo, la distanza era troppa e le preoccupazioni infinite, ma l’amore per la figlia e la voglia di veder realizzare i suoi sogni l’ha fatta cedere (non aveva scelta, io avevo già deciso!)”.

Nadia Nonnis a Sydney

In Italia hai dovuto fare i conti con una ormai ben nota situazione che penalizza soprattutto i giovani…

L’Italia purtroppo offre poco ai giovani di oggi. Io vengo dal sud Italia, Barletta per la precisione. Mi sono diplomata all’ Istituto Alberghiero e una volta terminata la scuola ho dovuto decidere se cominciare a lavorare o intraprendere l’università cercando di assicurarmi un futuro quantomeno decente. Ma, per potermi mantenere gli studi autonomamente avrei dovuto cominciare a lavorare in ogni caso poiché la mia famiglia non era in grado di darmi nessun tipo di aiuto economico. Riuscire ad unire entrambe le cose  non mi avrebbe permesso di applicarmi agli studi, per cui ho deciso di cominciare a cercare lavoro e vedere come andavano le cose.

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Ho lavorato per quasi un anno come cameriera in una pizzeria (avevo già fatto una stagione estiva sul Gargano durante la vacanze scolastiche del quarto anno), poi grazie a degli amici ho avuto la possibilità di partire per la stagione estiva sul lago Maggiore. Non ho perso tempo e in qualche giorno ho lasciato la pizzeria, la famiglia, il fidanzato e sono partita. Lavorare nella ristorazione significa fare dalle 8 alle 12 ore di lavoro serale, senza assunzione, senza contratto, senza nessun tipo di condizioni per dei miseri 30 euro circa a serata.

Dopo essere stata 4 mesi sul lago maggiore, sono tornata a casa due mesi e sono ripartita per altri 4 mesi in Trentino, tornata a casa per una settimana e ripartita per altri 4 mesi nuovamente sul lago Maggiore. Ho passato giornate intere, per interi mesi, a cercare lavoro su internet, ad inviare curriculum, a valutare quale fosse l’offerta più conveniente.

Quando hai deciso che era ora di dare una svolta ?

La svolta è arrivata al ritorno dal viaggio di nozze di mia sorella (ottobre 2009): mi ha parlato così bene dell’Australia, mi ha riempito di buoni propositi, di grandi possibilità e così mi ha spinto ad informarmi e ancora una volta intere pause lavorative, interi mesi, davanti al PC a cercare notizie sull’Australia. Ascoltando i pareri della gente e convincendomene sempre più ho cominciato a guardare i prezzi dei voli e finalmente quest’ estate ho preso coraggio e ho prenotato il mio volo per la mia prima esperienza all’estero.

Nadia Nonnis a Sydney, Australia

Come è iniziata la tua avventura?

Il 22 Novembre 2010, a 20 anni appena, mi sono trovata con un’ amica ad affrontare la vita della metropoli. All’inizio ci siamo sistemate, come tutti, in ostello per qualche giorno, poi tutto ha cominciato a prendere forma.

L’entusiasmo era alle stelle, qui la gente ti ama, chiunque ti vede in difficoltà cerca di aiutarti, non sei tu a chiedere informazioni stradali, sono loro ad avvicinarsi per dartele, non devi aver paura di camminare per strada da sola, qui la gente neanche ti guarda e la polizia che gira continuamente per le strade e per i locali ti fa sentire al sicuro perfino dagli occhi di chi si è fatto qualche bicchiere di troppo.

Come ti trovi a Sydney?

La città ha dei panorami da mozzare il fiato! Puoi vedere lo stesso posto mille volte ma ogni volta avrai i brividi e sono emozioni che migliaia di parole e centinaia di fotografie non riuscirebbero a rendere.

Hai trovato un Paese che è veramente agli antipodi, non solo geograficamente ?

Le differenze con l’Italia sono infinite, con il sud non ne parliamo… Questo sembra un altro pianeta. Non voglio disprezzare l’Italia, non mi piace parlar male del mio paese, non voglio infangare le mie origini, ma bisogna essere realisti, bisogna essere obbiettivi e avere il coraggio di guardare in faccia la realtà. Qui la gente ha un senso civico che noi non possiamo neanche immaginare: rispettano tutti e giustamente vogliono essere rispettati. Una delle abitudini che più mi ha colpito è la facilità di vedere la gente camminare a piedi nudi per le strade, salire sui bus, sulla metro.

La definiscono la mentalità “take it easy”. Qui è tutto così. Non si preoccupano di nulla e io li invidio molto. Vorrei poter raccontare di più riguardo questo paese, vorrei aver visto di più, ma essendo qui da appena un mese e poco più mi sento molto limitata.

Nadia Nonnis a Sydney, Australia

Che cosa sta significando per te questa esperienza ?

Cominciando a viaggiare ho scoperto che non vorrei fermarmi, ho scoperto la bellezza dei viaggi, i preziosi ricordi che ti lascia ogni esperienza sono tesori che porterai dietro tutta la vita. Man mano si creano sempre nuovi progetti ed io ne sono entusiasta.

La lontananza dall’ Italia si fa sentire ?

L’Italia ovviamente mi manca quando sono lontana (cose tutte le cose che quando le hai non le vuoi e poi quando non le hai le vorresti) ma ad esser sincera ciò che mi manca dell’Italia è la mia famiglia, sono gli affetti, gli amici, solo quelli…  Ma la lontananza ti aiuta ad apprezzare di più ogni attimo quando poi ne godi, io col passare del tempo apprezzo di più tutto!

Come trascorri la tua giornata ?

Qui adesso lavoro quasi tutti i giorni e finalmente penso di aver trovato il lavoro definitivo dopo averne cambiati due, ma penso che continuerò a cercare un lavoretto da integrare a questo perché Sydney is very expensive (molto cara)! Nel tempo libero mi incontro con gli amici (italiani e non), un caffè in compagnia e qualche giro per la città.

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Per il momento l’emozione più grande è stata aspettando i fuochi d’artificio di capodanno. Un intera giornata (sveglia alle 7 e alle 9 ero già fuori di casa) passata sotto il sole per ore di fila all’Hyde Park. Per fortuna ad alleviare l’attesa c’erano 130 tramezzini, alcool, carte e mille risate. Migliaia di persone riversate in ogni dove, per vedere i fuochi d’artificio più belli del mondo. Allo scoccare della mezzanotte l’Harbour Bridge è esploso in mille colori suscitando le emozioni più intense. Sicuramente 14 ore di attesa son valse per anche soli 13 minuti di emozione. Un’esperienza unica, da provare sicuramente. E poi, piccolo particolare, qui non c’è chi spara fuochi per conto suo qui non esistono cose del genere. Solo fuochi organizzati, solo spettacolo e divertimento. Nessun bambino in giro per la strada a far spaventare i vecchietti, nessun ferito, nessun morto, solo divertimento. La civiltà è la differenza.

VIVERE E LAVORARE A SIDNEY

In Australia lavori sempre nella ristorazione ?

Faccio la cameriera in un ristorante italiano. Questo era il mio lavoro, anche in Italia. Lo faccio per passione, perché amo essere a contatto con la gente, rendermi utile per loro e trasmettere la passione per quello che faccio. Purtroppo qui tutti i “backpackers” si improvvisano camerieri per cui nonostante ci sia molta richiesta nel settore, a volte diventa difficile introdursi in un’ azienda perché già al completo.

Ma la differenza della qualità del lavoro, la gente la percepisce ed è questo che fa la differenza. In ogni caso resta il lavoro per eccellenza per tutti i giovani di passaggio. La paga varia dai 15 ai 22 dollari circa l’ora e se sei fortunato la domenica e i public holiday sono pagati doppi. E poi c’e’ sempre la mancia! Insomma non ci si lamenta. Bisogna solo avere la fortuna di trovarsi nel posto giusto al momento giusto e senza disperare, prima o poi quel posto lo trovano tutti!

Che cosa consiglieresti ai tuoi coetanei ?

Ogni esperienza è personale e ciò che consiglio io ai giovani, ai miei coetanei, ai ragazzi anche un po’ più grandi che sono ancora in tempo, è di viaggiare, di non restarsene seduti in poltrona ad aspettare che il nostro sistema cambi, di non restare in città per paura di rischiare, di intraprendere nuove strade, nuove esperienze, anche con la paura. È rischioso, ma ne vale la pena. La vita è una sola e ognuno di noi deve godersela al meglio. Fuori c’è un mondo che aspetta di essere vissuto.

Per scrivere a Nadia:

nadia_1990@live.it

Intervista a cura di Raffaele Ganzerli