Carlo Taglia: vivere 10 ore al giorno chiuso in un ufficio non faceva per me

“Vivere 10 ore al giorno chiuso in un ufficio non faceva per me. Volevo sfruttare gli anni migliori della mia vita in qualcosa di più stimolante e costruttivo, come il viaggio. Quindi mi sono licenziato, ho trovato alcuni lavoretti da gestire in movimento e sono partito”. Così ha avuto inizio il giro del mondo per Carlo Taglia: 100mila chilometri attraverso 24 Paesi in 528 giorni senza prendere aerei. Una scelta che gli ha permesso di trasformare la sua vita in una favola da vivere giorno per giorno viaggiando, scrivendo e condividendo con gli altri i momenti vissuti intensamente.

Carlo Taglia: 100mila chilometri attraverso 24 Paesi in 528 giorni

100mila chilometri attraverso 24 Paesi in 528 giorni senza prendere aerei. Raccontaci un po’ come ha avuto inizio questa tua avventura?

E’ una storia lunga perché tra i 20 e i 23 anni ho viaggiato e lavorato in Spagna, Australia e Pakistan, poi per problemi familiari sono tornato a Torino e ho provato a fare una vita un po’ più stabile e schematica, lavorando in ufficio nel settore fotovoltaico per alcuni anni. Ma quando ho avuto di nuovo l’opportunità di partire, ho capito che vivere 10 ore al giorno chiuso in un ufficio non faceva per me e che volevo sfruttare gli anni migliori della mia vita in qualcosa di più stimolante e costruttivo, come il viaggio. Quindi mi sono licenziato, ho trovato alcuni lavoretti da gestire in movimento e sono partito.

Di cosa ti occupavi prima? Ed ora come ti sostieni nei tuoi viaggi?

In 11 anni ho svolto una decina di mestieri, alcuni anche contemporaneamente. Prima del giro del mondo, lavoravo come impiegato in una ditta che realizzava impianti fotovoltaici. Ora mi sostengo scrivendo libri di viaggio. Ne ho pubblicati due. “Vagamondo, il giro del mondo senza aerei” è il diario di viaggio dell’esperienza più intensa della mia vita e quest’anno è diventato il libro più venduto nella categoria viaggi di Amazon. E’ stato tradotto anche in inglese e vende in già quasi una decina di Paesi. Poi da poco è nata “La fabbrica del viaggio, il manuale del vagamondo”, che ha già venduto diverse migliaia di copie.

Carlo Taglia: 100mila chilometri attraverso 24 Paesi in 528 giorni

Com’è stata accolta la tua scelta di vita da parenti e amici?

All’inizio la mia famiglia non era entusiasta, immaginava un futuro diverso per me. Ma in ogni caso ho voluto prendere la mia vita in mano e fare le mie scelte, andando contro tutti. Ora hanno capito quanto mi faccia bene e quanto ami questa vita. Anche i miei amici non sono mai stati particolarmente di sostegno soprattutto all’inizio. Molti infatti li ho anche persi strada facendo, ma sinceramente è più un bene che un male. In ogni caso il momento iniziale è quello più difficile, appena ventenne non è facile fare una scelta propria, andando contro tutto e tutti, ma è stata la scelta migliore che abbia fatto nella mia vita.

Sei l’autore del libro “La Fabbrica del viaggio”. Quali sono gli argomenti trattati?

La Fabbrica del Viaggio nasce dopo Vagamondo. Il grande interesse che ha suscitato il primo libro ha portato tante persone a scrivermi sul blog per farmi molte domande simili. Molti sognano di ritagliarsi un momento della vita e dedicarlo solo al viaggio oppure di fare del viaggio il proprio stile di vita, come ho fatto io. In quel sintetico manuale di viaggio si trovano tanti consigli pratici e psicologici per essere viaggiatori e non turisti. Tante informazioni utili per chi deve iniziare e non sa da dove. Come preparare lo zaino, come muoversi o dove dormire; come trovare lavoro in viaggio, per finire con le principali delle infinite ragioni per cui vale la pena vivere un’esperienza di viaggio soprattutto in solitaria.

vagamondo

la fabbrica del viaggio

Quando è nata in te l’esigenza di raccontare i tuoi viaggi oltre che di viverli?

Quando tornavo dai primi viaggi e li raccontavo, mi rendevo conto che ciò che era diventato “normale” per me non lo era per altri. Molti rimanevano a bocca aperta durante i miei racconti soprattutto sul Pakistan. Allora durante il giro del mondo ho pensato di aprire un blog e raccontare qualcosa per amici e famiglia. Dopo il grande interesse che ha attirato il blog, ho iniziato a scrivere dei libri.

Quali sono i tuoi sogni nel cassetto e i progetti che intendi realizzare?

I sogni più grandi che avevo nel cassetto li ho già realizzati tutti, ora me ne rimangono altri, ma ciò che vivo ogni giorno è come un sogno, anzi è molto meglio perché da tanto tempo sono andato oltre ai miei sogni. Sto vivendo una favola che è la mia vita. Vorrei continuare così: viaggiare, scrivere e condividere. Poi costruire qualcosa da qualche parte in un posto che sarà la mia base tra un viaggio e l’altro.

Tra i Paesi nei quali hai viaggiato, quale ti è rimasto nel cuore e perché?

Sicuramente l’India perché è una straordinaria scuola di vita. Nel bene e nel male mi ha fatto crescere tanto e mi ha donato una nuova prospettiva sulla mia vita. Mi ha completamente spalancato la mente a 360 gradi e trasmesso emozioni indelebili.

In quale invece non ci torneresti mai?

In nessuno, tornerei ovunque perché ogni realtà merita una seconda opportunità anche dopo una brutta esperienza.

Raccontaci un aneddoto legato ad un tuo viaggio.

I primi che mi vengono in mente sono sempre legati alla montagna che amo profondamente. Ho fato trekking in gruppo o in solitaria sulle Ande e sull’Himalaya, ma il più emozionante è stato quello del vulcano Misti ad Arequipa in Perù. Siamo partiti in 5 da 3.300 metri e dopo 2 giorni senza dormire e mangiare mi sono trovato sulla cima a 6. mila metri da solo, perché gli altri son stati tutti male. E’ stato massacrante, ma la gioia di essere lassù da solo in silenzio davanti ad un panorama impressionante mi ha ripagato di tutta la fatica. Un vulcano che fumava al mio fianco ed un’energia divina. La montagna mi rende ancora più determinato anche nella vita, perché mi insegna a stringere i denti.

Nel tuo bagaglio cosa non deve mai mancare?

Non devono mai mancare i tappi per le orecchie perché dormendo sui pullman, nelle stazioni, nelle camerate con tante persone o a volte per strada, ho bisogno di silenzio con il sonno leggero.

Quanto è importante inseguire i propri sogni? Ma soprattutto è ancora possibile farlo?

Inseguire i propri sogni è fondamentale perché sono la benzina dell’anima. Chi vive realizzandoli arde intensamente e trasmette un’energia particolare anche agli altri. E’ ancora possibile farlo, ma bisogna essere pronti a tutto e liberarsi da molte catene derivanti dalle paure. Inseguire i propri sogni richiede spirito di sacrificio e tanta pazienza, perché nulla piove dal cielo. Molti si limitano, nascondendosi dietro fasulli confini, ma la verità è che il vero limite rimane la paura. Solo chi decide di non ascoltare le proprie paure e di affrontarle andrà molto lontano nella vita.

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Nicole Cascione