Detassazione della pensione italiana all’estero: convenzioni bilaterali e normativa vigente

 

Addio Italia, la pensione me la godo all’estero. Isole Canarie, Thailandia, Tunisia, Grecia e Portogallo, sono solo alcuni dei Paesi nei quali, ogni anno, molti dei pensionati italiani decidono di emigrare per trascorrere gli anni della pensione in totale relax, in un luogo dal clima mite e dalla tassazione più bassa e vantaggiosa.

L’Italia, come sappiamo, negli scorsi anni ha stipulato delle Convenzioni bilaterali con molti Paesi esteri, per evitare le doppie imposizioni. Si tratta di trattati internazionali con i quali i Paesi contraenti regolano l’esercizio della propria potestà impositiva al fine di eliminare le doppie imposizioni sui redditi e sul patrimonio dei rispettivi residenti.

Ma per poter usufruire delle agevolazioni, il pensionato che risiede all’estero dovrà richiedere all’INPS l’applicazione delle Convenzioni in vigore, così da ottenere la detassazione della pensione italiana, che verrà in tal caso tassata nel Paese di residenza.

Per ottenere tale detassazione, dovrà presentare alla sede INPS di riferimento il modulo disponibile nel sito INPS alla sezione Moduli > Convenzioni Internazionali in 4 versioni: CI531-EP-I/1 modulo italiano-inglese, CI532-EP-I/2 modulo italiano-francese, CI533-EP-I/3 modulo italiano-tedesco, CI534-EP-I/4 modulo italiano-spagnolo.

Pensionati Inps in fuga

In Italia, purtroppo, la pressione fiscale sui pensionati continua ad essere molto alta. Per avere un’idea più chiara, basta prendere in considerazione il rapporto sull’adeguatezza delle pensioni del 2015, in cui il nostro Paese occupa il quintultimo posto. Nei vari Paesi europei infatti, i pensionati versano mediamente il 30% in meno di tasse rispetto al Bel Paese. Questo spiega il fenomeno della grande fuga dei pensionati italiani all’estero.

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Secondo gli ultimi dati Inps, sono più di 470 mila le pensioni erogate fuori dai confini nazionali. Così, dopo una vita spesa a lavorare nel Bel Paese, sistemati i figli, si decide di mollare tutto e trasferirsi all’estero. Meglio se in un posto caldo dove è sempre primavera e dove possano percepire la loro pensione lorda. Ai motivi sopra elencati, si aggiunge, inoltre, il desiderio di vivere con tranquillità e sicurezza gli anni del meritato riposo e, perché no, in Paesi dal clima molto più mite del nostro con gli evidenti effetti positivi sulla salute.

Dove percepire la pensione lorda all’estero

Come abbiamo detto all’inizio, il nostro Governo ha stretto numerose convenzioni internazionali per evitare la doppia imposizione fiscale, per cui la lista delle nazioni europee ed extraeuropee che permettono di espatriare e percepire la pensione a regime agevolato, è piuttosto consistente.

Attualmente sono in vigore convenzioni bilaterali con questi Paesi:

Albania, Algeria, Arabia Saudita, Argentina, Armenia, Australia, Austria, Azerbaijan, Bangladesh, Belgio, Bielorussia, Brasile, Bulgaria, Canada, Cina, Cipro, Congo, Corea del Sud, Costa d’Avorio, Croazia, Danimarca, Ecuador, Egitto, Emirati Arabi, Estonia, Etiopia, Federazione Russa, Filippine, Finlandia, Francia, Georgia, Ghana, Germania, Giappone, Giordania, Grecia, Hong Kong, India, Indonesia, Irlanda, Islanda, Israele, Ex Jugoslavia (Bosnia Herzegovina, Serbia e Montenegro), Kazakhistan, Kuwait, Lettonia, Libano, Lituania, Lussemburgo, Macedonia, Malaysia, Malta, Marocco, Mauritius, Messico, Moldova, Mozambico, Norvegia, Nuova Zelanda, Oman, Paesi Bassi, Pakistan, Polonia, Portogallo, Qatar, Regno Unito, Repubblica Ceca, Repubblica Slovacca, Romania, San Marino, Senegal, Siria, Singapore, Slovenia, Spagna, Sri Lanka, Stati Uniti, Sudafrica, Svezia, Svizzera, Tanzania, Thailandia, Trinidad, Tunisia, Turchia, Ucraina, Uganda, Ungheria, Ex Unione Sovietica (Kirghisistan, Tagikistan e Turkmenistan), Uzbekistan, Venezuela, Vietnam e Zambia.

Il pensionato che trasferisce la residenza in uno di questi luoghi, registrandosi all’Anagrafe Italiani Residenti all’Estero (Aire), non paga le tasse sugli assegni mensili. In totale sono 93 i paesi dove percepire la pensione lorda all’estero è possibile, ma solo per i pensionati Inps.

Pensionati ex Inpdap all’estero

Non per tutti i pensionati, infatti, è possibile ricevere l’assegno pensionistico detassato. Lo sanno bene i pensionati ex Inpdap residenti all’estero, costretti a pagare in alcuni casi addirittura una doppia tassazione. Ebbene sì, al contrario dei pensionati Inps, i pensionati statali all’estero – ovvero gli ex dipendenti della Pubblica Amministrazione – percepiscono la propria pensione al netto delle tasse versate in Italia.

In altre parole, mentre un pensionato del settore privato emigrato all’estero percepisce la propria pensione lorda, senza cioè che siano state defalcate le imposte italiane; i pensionati statali residenti all’estero si ritrovano a dover sostenere doppia tassazione, una del Paese ospitante e l’altra dell’Italia. E questo nonostante Inps ed ex Inpdap siano stati unificati. La doppia tassazione, però, è prevista solo in quei Paesi per i quali non esiste un trattato per evitarle. Fortunatamente si tratta di pochi casi, in tutti gli altri la pensione all’estero dei dipendenti pubblici sarà tassata solo in Italia secondo le imposte del Bel Paese.

Un esempio su tutti: il Portogallo, considerato il nuovo paradiso degli over 65.

Secondo gli accordi bilaterali tra Italia e Portogallo attivi dal 2009, i pensionati Inps che prendono la residenza nello Stato lusitano e saranno quindi assoggettati  alla tassazione della pensione in Portogallo riceveranno la pensione lorda senza subire tassazioni sul loro assegno mensile per ben 10 anni.

I pensionati statali in Portogallo, invece, non potranno invece usufruire di questa agevolazione. Certo, possono ugualmente trasferirsi qui, ma dovranno continuare a pagare le tasse sulla propria pensione allo Stato italiano.

Inps vs ex Inpdap: le ragioni di questa differenza

Ma perché i pensionati pubblici all’estero non hanno uguale trattamento? A darci una risposta è Giuseppe Bucceri, ideatore del Gruppo Facebook “Pensionati (Ex Inpdap ) Estero”, il quale si è posto l’obiettivo di portare all’attenzione della Corte Europea, qualora fosse necessario, la problematica relativa alla defiscalizzazione della pensione Inps/Ex Inpdap dei cittadini italiani residenti all’Estero.

«I pensionati ex Inpdap all’estero, cioè gli ex lavoratori della Pubblica Amministrazione e quindi statali, parastatali, ex dipendenti degli Enti Locali (Regioni, Provincie e Comuni), ex militari, finanzieri, vigili del fuoco, poliziotti, forestali, non possono chiedere la defiscalizzazione della loro pensione – spiega Bucceri – mentre ciò è concesso ai pensionati Inps puri, cioè gli ex lavoratori del settore privato.

Questo è sancito da tutta una serie di trattati stipulati per evitare le doppie imposizioni, che l’Italia ha sottoscritto con numerosi altri Paesi. La cosa è assurda se si considera che, pur risiedendo all’estero, non si contribuisce affatto alla fiscalità del Paese ospitante e si continua a pagare le imposte in Italia, assieme alle addizionali regionali e comunali, pur non usufruendo più di nessuno dei servizi che tali imposte dovrebbero sostenere».

«Da una lettura dei trattati summenzionati – continua Bucceri – potrebbe intendersi che tale disparità sia nata, paradossalmente, dalla necessità di salvaguardare i dipendenti pubblici che lavorano all’estero, dalla fiscalità del paese ospitante, onde evitare, che un funzionario statale che risiede all’estero, un dipendente dell’ambasciata, un professore universitario prestato ad una Università straniera, un militare italiano in forza alla NATO, sia costretto a pagare le imposte sulla retribuzione che percepisce durante la sua permanenza all’estero.

Poi, la norma è stata estesa anche ai pensionati pubblici, lasciandone esclusi quelli del settore privato».

Paesi che prevedono la detassazione della pensione per i dipendenti ex Inpdap all’estero

La pensione all’estero dei dipendenti pubblici sarà insomma soggetta alla tassazione italiana. Appare evidente che il trasferimento della pensione ex Inpdap all’estero non è conveniente quanto quella dei dipendenti privati, a meno che non si voglia beneficiare di altri vantaggi come: clima, costo della vita più basso, una fiscalità comunque più vantaggiosa dell’Italia e una qualità della vita migliore. Ci sono però alcune destinazioni dove anche gli ex Inpdap hanno diritto a ricevere la pensione lorda.

▶ Quali sono i  paesi dove scelgono di vivere i pensionati all'estero? ◀

Si tratta di: Australia, Cile, Senegal e Tunisia. È quest’ultima, in particolare a piacere ai pensionati italiani. Sono ben 3mila quelli che l’hanno scelta come nuova casa. Solo nel 2013 l’Inps ha registrato 250 pensionati residenti, quasi cento in più rispetto al 2010. Ad ospitarli sono piccoli centri a vocazione turistica ma anche grandi città. Ad Hammamet, per esempio, il numero di nostri connazionali che si godono serenamente gli anni del dopo lavoro è arrivato a superare le 600 unità.

Ciò che rende la Tunisia una fonte continua di attrazione è la possibilità di detassazione del proprio assegno mensile anche per i pensionati ex Inpdap. La Tunisia, infatti, permette di ricevere detassata la pensione all’estero per i dipendenti pubblici. Nel Paese sulla pensione si paga solo il 20% di tasse sul 20% dell’importo. Una pensione lorda di 1400 euro corrisponde a circa 1350 euro.

Pensionati ex Inpdap all’estero: le novità

Nonostante le diverse battaglie intraprese negli anni da diversi pensionati statali residenti all’estero, non ci sono ad oggi novità di particolare rilievo per poter parlare di parità di diritti. «Siamo fiduciosi e lo scopo del ricorso giurisdizionale che stiamo organizzando ha proprio questo obiettivo – spiega Eugenio Parise coordinatore del Gruppo e dal “Movimento per i diritti degli Italiani. Credere Nel Futuro” -. Non è ammissibile che due pensionati cittadini italiani, ad esempio un ex operaio metalmeccanico ed un ex carabiniere, che decidono di risiedere alle Canarie, si trovino a percepire la pensione al lordo il primo e la pensione al netto delle tasse pagate in Italia il secondo.

La strada più logica ed immediata sarebbe la via politica, tuttavia i segnali che provengono dalla presidenza dell’Inps e i comportamenti e decisioni messe in atto dagli ultimi governi non inducono ad avere la benché minima fiducia negli apparati politici. Questo è il motivo che ci ha costretti a rivolgerci alla giustizia nazionale prima, ed Europea, se sarà necessario».

Come ottenere il trasferimento della pensione Inpdap all’estero

Anche per i pensionati ex Inpdap all’estero, l’iter burocratico è lo stesso dei pensionati Inps.

1) Innanzitutto bisognerà provvedere al cambio di residenza fiscale. Per farlo è necessario risiedere stabilmente nel Paese prescelto per almeno 183 giorni l’anno – circa 6 mesi – e non avere quindi né domicilio né dimora in Italia per metà dell’anno. In questo modo il fisco di riferimento diventa quello del luogo dove ci si è appena trasferiti.

2) Aprire un conto corrente nel nuovo Paese. Per far accreditare la pensione avremo bisogno di un conto corrente. Per ottenere la residenza all’estero, infatti, una delle prime operazioni necessarie è proprio di avere un conto in banca.

3) Registrazione all’Aire. Una volta ottenuto il cambio di residenza occorre cancellare quella in Italia e per farlo è necessario iscriversi all’ Anagrafe Italiana Residenti all’Estero.

4) Comunicazione del cambio di residenza all’Inps. Questo passaggio si può fare solo per via telematica. Sul sito dell’Istituto vi è una pagina dedicata alla Riscossione della Pensione all’Estero dove tutto è spiegato molto chiaramente. Per accedere al servizio vi ricordiamo che è necessario essere in possesso del Pin, autenticarsi, e poi recarsi alla sezione: Servizi in linea -> Pensionati. Per ulteriori informazioni è possibile consultare il sito Inps.